La comprensione è tutto! Una recensione di Understanding Texts & Readers di J. Serravallo

La comprensione è tutto! Una recensione di Understanding Texts & Readers di J. Serravallo

Nelle scuole degli USA i libri per bambini e ragazzi vengono analizzati secondo un sistema che ne identifica le difficoltà di lettura e, in base a questa, li cataloga con un codice che va dalla lettera J, il livello più basso, alla W, la maggiore complessità. Anche le capacità dei bambini e dei ragazzi sono valutate secondo questo stesso codice, così gli insegnanti possono abbinare libro e lettore con facilità. Non lo sapevo e l’ho trovato abbastanza sconcertante. Jennifer Serravallo spiega come tale prassi ha avuto origine e si è sviluppata nei decenni, e riferisce che la valutazione degli alunni avviene periodicamente in base al risultato di un test svolto su un breve racconto. Tuttavia si riscontra spesso una discrepanza fra le capacità di comprensione certificata dal test (e relativa lettera dell’alfabeto) e le difficoltà che incontrano i ragazzi quando devono far fronte alle stesse richieste su un romanzo o un breve saggio. 

Non ho potuto fare a meno di trovare analogie con quello che accade nelle nostre classi: il brano oggetto dei test mi ha fatto pensare a quelli delle antologie e alle relative batterie di domande di comprensione. Generalmente si tratta di richieste semplici, perché pensate per un target così eterogeneo che devono per forza essere accessibili a tutti. I compiti di antologia, anzi, spesso risultano noiosi per gli alunni, perché ci sono domande che si ripetono, identiche: domande sui personaggi, sul luogo e sul tempo dell’azione, sul tipo di narratore etc. Eppure, quando andiamo ad analizzare in maniera approfondita racconti un po’ più complessi o testi di studio, i risultati sono deludenti. Ma la comprensione è tutto, dice l’autrice:

La comprensione è tutto perché ti permette di farti coinvolgere dal testo, leggere velocemente, capire cosa intende l’autore e riflettere sul testo.

Come fare? Non bastano quindi tanti e tanti brani con batterie serrate di domande? Anche i risultati INVALSI sembrano proprio chiarire che non sono sufficienti…

Le variabili che influiscono sulla comprensione sono numerose e non è possibile etichettare un lettore in modo definitivo. Per aiutare bambini e ragazzi a rafforzare le competenze necessarie dobbiamo personalizzare il lavoro: conoscere le variabili che influenzano la comprensione di ciascun alunno e anticipare le difficoltà presentate dai libri che proponiamo, determinando in anticipo le strategie che potranno essere efficaci. 

Bisogna aumentare le competenze di lettura di ciascuno, fornendo istruzioni adeguate alla tipologia testuale e in base ai diversi livelli di difficoltà di un testo. Dobbiamo lavorare sui processi cognitivi.

Questo assunto per me è stato epifanico. Mi ha aiutato a sistematizzare il mio modo di lavorare nel laboratorio di lettura. Ora mi organizzo con più consapevolezza, per fare in modo che le minilesson siano equamente distribuite sui diversi aspetti del testo: personaggi, trama e ambientazione, lessico e stile, temi. Inoltre, faccio in modo di presentare più di una strategia per approfondire la comprensione di ogni aspetto, alcune più semplici e altre più sofisticate. Infine, nelle consulenze individuali, sto imparando a formulare domande-stimolo graduate, adatte cioè alle diverse capacità dei ragazzi e alle sfide che pone il libro che stanno leggendo (Serravallo fornisce molti esempi nella Seconda parte, nel capitolo Understanding fiction readers, in particolare). 

L’obiettivo deve essere dare ai nostri lettori il libro giusto per garantire la maturazione di esperienze interessanti: se sapranno capire in autonomia il testo, potranno gustarlo e ricavarne la motivazione per leggere ancora in modo non superficiale. Possono essere autonomi se sanno scegliere le strategie di analisi da applicare. Non sono sempre tutte valide per qualunque parte del testo o a prescindere dall’interesse di quello specifico lettore. Neppure io se riprendessi in mano Cime tempestose oggi, ad esempio, presterei attenzione agli stessi dettagli che da ragazzina trovavo affascinanti; oggi mi fermerei a riflettere sulla simbologia di alcune scene o farei confronti con romanzi che ho letto di recente o con Jane Austen, che ho conosciuto da adulta. Lo stesso accade ai nostri lettori in formazione: non possiamo proporre a tutti le stesse domande stimolo nemmeno se si tratta di un libro in lettura corale. Infatti dal confronto in plenaria imparano che è interessante proprio ascoltare cosa hanno notato i compagni e divaricare pian piano l’angolo della loro personale osservazione. 

Quello che segue è un esempio dal percorso che ho progettato su alcune novelle di Boccaccio con la mia attuale terza. 

È difficile per i ragazzi capire come il setting possa influenzare le scelte dei personaggi e, di conseguenza, la trama. Riescono generalmente a nominare i sentimenti di un personaggio ma è un processo faticoso quello che li porta ad individuare anche le forze esterne che lo stanno muovendo, soprattutto quando si tratta di convenzioni sociali o condizioni storiche molto diverse dalle nostre. Leggendo Boccaccio due anni fa, ho proposto per prime delle minilesson di approfondimento dei personaggi e mi sono presto resa conto che i ragazzi faticavano a capirli perché non avevano gli strumenti per identificare i valori e le regole di quella società. Così ho dovuto ristrutturare il percorso, focalizzandolo su strategie per ricostruire la cornice in cui si muovono quei personaggi. Non è un problema dover cambiare direzione in corsa, però lavorare su obiettivi che non hanno bisogno di essere implementati o, come in questo caso, troppo alti rispetto alle competenze dei ragazzi rischia di essere un’occasione persa. 

La metodicità dell’approccio di Serravallo mi ha fatto capire che il punto di partenza per la scelta delle minilesson non è soltanto dettato dalle strategie di analisi a cui si presta meglio il testo su cui voglio lavorare. Il punto su cui deve poggiare la mia programmazione si trova, invece, all’incrocio tra le necessità dei miei alunni (cosa ancora non sanno fare per godersi a pieno un libro) e le caratteristiche del testo. Ecco perché quest’anno presenterò su quelle novelle delle minilesson che permettano di interrogarsi sul contesto: questa classe è globalmente più immatura rispetto alla precedente e vedo pochi di loro decollare in riflessioni ampie a partire dai libri che leggono. Cercano connessioni personali, sanno individuare come si sente un personaggio e si chiedono, ad esempio, cosa avrei fatto io al posto suo… Ma come possono entrare nel mondo del Decameron senza costruirsi con l’immaginazione anche le mura sociali che cingono, di più o di meno, lo spazio di scelta di quegli uomini e donne? Perché sempre qui vogliamo arrivare quando pensiamo ad una finalità alta dell’allenamento alla lettura: aprire un confronto tra la nostra ed altre esperienze di vita. Devo portarli gradualmente a quel moto spontaneo dal racconto alla vita, dal libro a sé, e viceversa chiaramente. La gradualità di questa crescita è stabilita dalla scelta delle strategie da insegnare: se penso al gruppo classe, basandomi sulle necessità che nel complesso dimostra; se penso ai singoli, grazie a ciò che emerge dalle consulenze individualizzate e alla lettura periodica del loro taccuino. 

L’obiettivo è insegnare ai lettori cosa cercare nel testo. Serve un allenamento del pensiero: i ragazzi vanno guidati a farsi le domande, non a trovare una risposta predefinita.

Oltre alle consulenze individuali, strumento principale per seguire e indirizzare la crescita di un lettore, il taccuino è il nostro alleato migliore. Scopriamo da lì se un alunno si rende autonomo nella consapevolezza del proprio lavoro, quando sbirciamo i suoi primi tentativi di applicare strategie di analisi che non abbiamo suggerito noi su quello specifico testo.

È un equilibrismo complesso riuscire a farlo apprezzare come strumento di lavoro autonomo perché per i più immaturi equivale a dire compito facoltativo. E nei primi tempi sarà gioco forza imporlo invece, altrimenti non entrerà nella routine e la lettura dei nostri ragazzi non diventerà un lavoro da palombaro. Il testo di Serravallo mi ha dato dei riscontri importanti a sostegno della mia convinzione che la chiave, in questi casi, sia la flessibilità. D’altronde il lavoro laboratoriale ci porta lì. Nulla ci impedisce di chiamare alla cattedra alcuni alunni che hanno bisogno di trovare nell’elenco delle minilesson qualche strategia per immedesimarsi nei personaggi, mentre altri stanno annotando in autonomia su un tema del loro libro e altri ancora hanno ottenuto il permesso di continuare a leggere perché sono alle prime pagine o perché la prof. andrà di persona a proporre domande di approfondimento e li lascerà con una minilesson non ancora spiegata in plenaria che saranno loro stessi a riferire agli altri nello share time.

I ragazzi crescono come lettori e nelle loro riflessioni quando sentono che noi vogliamo davvero conoscerli come lettori e come persone che pensano.

La valutazione individualizzata è un altro aspetto fondamentale del reading workshop che viene chiarito dal testo di Serravallo. Se conosciamo i nostri lettori, non solo le loro capacità ma gli interessi e le esperienze pregresse, possiamo affidare loro un lavoro su misura. Questa fiducia, sostenuta da un nostro solido sostegno, li può portare ad andare oltre le richieste standardizzate sui testi per raggiungere le capacità più alte di analisi e interpretazione. Ognuno partendo dal proprio livello. E il mio compito sarà valutare il progresso di ciascuno a partire da lì. Se come docente mi oriento pensando a livelli standard otterrò soltanto che i più capaci saranno annoiati e chi ha difficoltà continuerà ad averne. 

Understanding texts and readers suggerisce, infatti, i primi passi verso la proposta di attività individualizzate e una valutazione orientativa. Sono attività per riuscire a conoscere le reali competenze dei nostri alunni, quindi a valutarli meglio.

E non si limita al solo testo narrativo perché dedica un uguale spazio alle strategie di comprensione del testo divulgativo o espositivo. Sono quelli con i quali di fatto si misurano quotidianamente i nostri alunni: quelli delle materie di studio. Spesso opachi o addirittura incomprensibili in larga parte per alcuni di loro. Un capitolo così importante del nostro lavoro che merita un approfondimento a parte, a cui vi do appuntamento prossimamente.

 

Bibliografia:

Jennifer Serravallo, Understanding Texts & Readers: Responsive Comprehension Instruction with Leveled Texts

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