“Io non sono un maschilista”. L’etica del nominare il mondo.

“Io non sono un maschilista”. L’etica del nominare il mondo.

“Sottovalutare i nomi delle cose è l’errore peggiore di questo nostro tempo, che vive molte tragedie, ma soprattutto vive quella semantica, che è una tragedia etica”
(
Stai zitta, Einaudi 2021, pag. 82)

Partiamo dalla fine, da questa citazione tratta dall’ultima pagina del libriccino di Michela Murgia che mi trovo fra le mani: partiamo quindi dalla responsabilità che Murgia attribuisce a tutti e tutte noi nel momento in cui “nominiamo“ il mondo e lo creiamo, per noi stessi e per gli altri. I nomi fanno esistere, i nomi generano. 

Sono partita proprio da qui quando ho deciso di portare in classe un capitolo di questo libro in cui Murgia decide di misurarsi con le espressioni che spesso, troppo spesso, noi donne ci sentiamo rivolgere con noncuranza e che hanno l’effetto di sminuire il genere femminile e il suo pensiero: l’espressione «Stai zitta», che dà il titolo al volume, è una di queste frasi che Murgia si è sentita rivolgere e alla quale ha deciso di rispondere a modo suo. Scrivendo e argomentando.

In ogni capitolo l’autrice prende in esame un’espressione maschilista, rivela l’episodio o la circostanza in cui si è scontrata con essa, e infine la smonta, ne svela il pensiero sottostante e l’effetto che genera su chi l’ascolta. Infine aggiunge altre espressioni che fanno da “corollario” alla malcapitata frase presa in esame. Il suo è un lavoro chirurgico, da maestra dell’argomentazione, tanto che ogni singolo capitolo può essere preso a modello di un buon testo argomentativo.

Certamente per la specificità dell’argomento trattato, del lessico utilizzato e del periodare, questo testo richiede un lettore che abbia già maturato discrete competenze di lettura di testi nonfiction e che conosca per sommi capi la tematica di cui parla Murgia. Sicuramente alunni e alunne della scuola secondaria di secondo grado sono i lettori ideali, ma io ho deciso di utilizzare il testo nella mia terza secondaria di primo grado per diversi motivi:

  1. in educazione civica ho affrontato alcuni mesi fa la tematica della parità di genere e le categorie semantiche del patriarcato e del femminismo sono già state introdotte e “snocciolate” (per quanto possibile) attraverso la lettura di testi di Irene Facheris, Chimamanda Ngozi Adichie, Claudia Torrisi e Laura Sabbadini;
  2. stiamo “litigando” da un po’ con il testo argomentativo e quindi ho pensato che un capitolo di “Stai zitta” potesse fare al caso nostro: in particolare ho scelto di portare in classe il capitolo intitolato “Io non sono maschilista”.

Sono comunque consapevole del fatto che, essendo il testo particolarmente sfidante, dovrò sostenere  i miei alunni e le mie alunne  con uno scaffolding “rinforzato”: pertanto userò diverse strategie per consentire loro di entrare in modo graduale e sempre più sicuro in un brano così complesso.

Come primo “gancio” (come sempre con testi fiction e non)  utilizzerò  la strategia “Cosa so già” (in Il grande gioco delle storie, Garzanti Scuola, vol. 2 p. 48), che consente ai ragazzi e alle ragazze  di agganciarsi ad altri testi già letti sull’argomento preso in esame o ad altre fonti di informazioni in loro possesso:

Strategia: Cosa so già

Quando iniziate a leggere un testo, soffermatevi sul titolo e rileggetelo più volte. È il momento di tirar fuori ciò che è  in voi e di tenerlo bene a mente. Potete chiedervi:

  • Cosa so già di questo argomento?
  • Cosa mi dicono le parole del titolo? A quali argomenti fanno riferimento?
  • Sono presenti delle date o dei nomi che mi richiamano alla mente qualcosa?
  • A quali discipline si potrebbe agganciare questo testo?
  • Mi ricordo di aver letto testi su un argomento simile?
  • Ho già incontrato titoli simili?

Attorno al titolo, appuntatevi le risposte sotto forma di parole chiave, elenco o disegni. Se manca lo spazio, trascrivete il titolo sul quaderno e riportate lì le vostre considerazioni.

Ora che avete riattivato e portato alla luce ciò che sapevate già, non lo dimenticate: mentre leggete fate riferimento ai vostri appunti per confermare, ampliare, modificare le vostre preconoscenze. 

Da una breve discussione a coppie secondo la pratica del turn and talk (girati e parla) spero emergano le preconoscenze di cui vi ho già accennato sopra. 

Quindi passerò alla lettura del testo vero e proprio: sapendo che l’interpretazione e la comprensione per alcuni miei alunni e alunne  può risultare difficoltosa, leggerò ad alta voce e applicherò il mio thinking talking, grazie al quale metterò in luce alcuni aspetti del testo:

  1. si presenta quasi come un botta e risposta, un sorta di dialogo;
  2. è ben diviso in paragrafi;
  3. resta a lungo nelle varie argomentazioni, le sviscera attraverso una serie di osservazioni via via più stringenti e circostanziate;
  4. non perde mai il filo del discorso;
  5. utilizza alcuni termini chiave (quelli della tesi) che riprende spesso, anche nella conclusione.

Mentre leggo farò applicare la strategia “Crea una legenda di navigazione del testo”,  (in Il grande gioco delle storie, Garzanti Scuola, vol. 2, p. 57 ) grazie alla quale i ragazzi e le ragazze  potranno porsi in modo attivo nei confronti della testo, segnando le loro reazioni e  dando ad esse un nome specifico.

Strategia: Crea una legenda di navigazione del testo

Per riorientarvi in modo più immediato all’interno delle informazioni contenute in un testo, potete utilizzare una vostra legenda con simboli da apporre accanto ai paragrafi per segnalare diverse situazioni:

  • Le vostre reazioni a ciò che leggete,
  • Le parti (nomi, date, nozioni, ragionamenti, spiegazioni…) che ritenete fondamentali;
  • Le informazioni che sono totalmente nuove per voi;
  • Gli esempi che vi hanno colpito e facilitato la comprensione;
  • Lessico nuovo e specifico;
  • Passaggi ancora da sciogliere sui quali volete chiedere un supporto;
  • Richiami interni al testo;
  • Elementi che si collegano con altre vostre conoscenze;
  • Parti che mi sono piaciute.

Il testo mostrerà così una traccia del vostro pensiero, del vostro modo di riflettere e di come lo avete esplorato. 

Questa strategia è molto utile per avviare la conversazione su quanto letto, prima a coppie con il turn and talk, e poi a classe intera: dovrebbero emergere alcuni aspetti particolari di questo testo, ad esempio l’introduzione nella confutazione di prove in forma di paragoni. 

Quindi potremo passare ad analizzare più da vicino la struttura dell’argomentazione attraverso la strategia “La frase topica” (in Il grande gioco delle storie, Garzanti Scuola, vol. 3, p. 56), che i miei alunni e le mie alunne  già conoscono. 

Strategia: individuare la frase topica e i dettagli a supporto

Come nella band ogni componente del gruppo ha un ruolo ben preciso, così succede nel paragrafo. 

La frase che esprime il concetto principale viene chiamata frase topica mentre le frasi che l’aiutano a trasmettere l’idea principale contengono dettagli di diverso tipo relativi a quanto espresso nella frase topica:

  • Cause o conseguenze del concetto espresso
  • Spiegazione tramite definizione di termini anche tecnici
  • Spiegazione che costituisce un approfondimento
  • Esempi
  • Opinioni dell’autore o di altri, a favore o contro
  • Paragoni e confronti tra gli elementi già citati o con altre situazioni
  • Elencazione di dati a supporto
  • Scansione cronologica delle tappe rilevanti di un fatto o evento
  • Citazioni

All’inizio modellerò la strategia:

  1. Farò notare che nel primo paragrafo la frase topica è la seguente
    Era invece l’invito rivolto agli uomini ad assumersi non la colpa, ma la responsabilità di vivere in un sistema in cui i maschi – tutti i maschi, senza distinzione di intenzione – nascevano e nascono con un bagaglio di privilegio che possono anche far finta di non vedere per un po’, ma non per sempre, in quando esprime l’idea principale dell’autrice, che in questo caso è anche la TESI che sosterrà lungo tutto il testo;
  2. metterò poi in luce il fatto che il secondo paragrafo contiene una frase topica che è anche l’ANTITESI
    «Però basta con questa colpevolizzazione del maschile in sé, non siamo tutti maschilisti, io per esempio non lo sono, non ho mai picchiato una donna, non voglio scusarmi per le colpe di un intero genere. Ciascuno risponda di sé»
    , cui Murgia risponderà con la CONFUTAZIONE nel paragrafo successivo.

A questo punto l’attività può essere svolta in autonomia a coppie: le mie consulenze sorreggeranno le possibili difficoltà d’interpretazione.

Un aspetto che è necessario mettere a fuoco è l’uso che l’autrice fa dell’argomentazione tramite paragoni, che mi sembra molto efficace perché spiegata con diversi esempi. A questo scopo si può utilizzare la strategia di Jennifer Serravallo “Usare analogie” presente in The Reading Strategies Book a p. 264: anche se la Serravallo la applica in questo caso ad un testo espositivo, mi sembra particolarmente calzante per il brano che stiamo analizzando.

Serravallo propone diversi prompt per riflettere sull’uso che gli scrittori e le scrittrici fanno della similitudine. Eccone alcuni:

  • Quali sono i due elementi messi a confronto?
  • Cos’hanno in comune?
  • Riesci a farti un’immagine mentale dei due aspetti confrontati?
  • Perché l’autore o l’autrice avrà introdotto questo paragone?
  • Questa similitudine in che modo ti aiuta nella comprensione dell’argomento?
  • Questa spiegazione è coerente con le altre informazioni presenti nel testo che stai leggendo?

Serravallo propone anche di utilizzare un diagramma di Eulero-Venn per rendere visibile e tangibile tale confronto.

Nel nostro caso  potrebbe configurarsi così:

Una volta fatto modeling, si può chiedere ai ragazzi e alle ragazze di applicare la stessa strategia all’altra similitudine utilizzata da Murgia nella seconda confutazione: paragone tra la nostra assunzione di responsabilità collettiva di fronte alla Shoah e la necessità di assumersi la responsabilità collettiva della lotta al patriarcato e al sistema sessista in cui viviamo.

Insomma, come avrete capito il testo è ricchissimo: tante altre strategie si potrebbero utilizzare, ma io finirei con “Prima pensavo, ora invece” (in Il grande gioco delle storie, Garzanti Scuola, vol. 3, p. 63), che avrei però già introdotto subito dopo “Cosa so già”: val la pena dopo questa lettura stimolare la  riflessione  per fissare su carta i pensieri che sicuramente saranno germogliati. Sperando che siano parole “nuove”, tali cioè da rifare il mondo.

Strategia: prima pensavo, ora invece

Quando state per leggere un testo che esprime un’opinione fate mente locale su quali siano le vostre convinzioni sullo stesso tema e interrogatevi su ciò che vi ha influenzato.

Dopo aver letto il titolo chiedetevi:

  • Cosa ne penso io su questo argomento?
  • Quali esperienze mi hanno spinto a pensare così?
  • Conosco persone che la pensano come me con le quali ho già parlato di questo argomento?
  • Mi sono già confrontato con altre persone che hanno opinioni diverse? Che cosa non mi ha convinto del loro pensiero?

Durante la lettura, potevi in modo attivo e sottolineate con colori diversi le frasi che confermano la vostra posizione e quelle che aprono a nuove idee.

Dopo aver letto l’intero brano, soffermatevi a riflettere sugli effetti che questo può aver prodotto in voi:

  • Quali sono i passi che mi hanno colpito maggiormente?
  • Che idea nuova emerge da questo passo?
  • Quali pensieri mi ha fatto nascere?
  • Ci sono degli aspetti che vorrei approfondire?
  • In che modo è cambiata la mia opinione sull’argomento?

Riassumete l’evoluzione del vostro pensiero con un organizzatore grafico chiamato “Tabella a T”: a sinistra raccogli le tue opinioni precedenti alla lettura, a destra come queste sono cambiate. 


 

BIBLIOGRAFIA

A. Bandini, A. Cabrelle e altri, Il grande gioco delle storie, Garzanti Scuola, Milano 2024, volumi 2 e 3.

M. Murgia, Stai zitta; e altre nove frasi che non vogliamo  sentire più, Einaudi , Torino 2021.

J. Serravallo, The Reading Strategies Book, Heinemann, Portsmouth, 2015.



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