Esploratori di futuro

Esploratori di futuro

La fantascienza è un genere sovversivo, 

adatto a chi vuole porre domande scomode.

(Philip K. Dick)



Perché leggere e scrivere fantascienza

Agnese

Durante lo scorso anno scolastico (2019-2020), prima del periodo di lockdown, ho proposto ai miei alunni di terza un lungo modulo sulla fantascienza. Perché ho voluto proporlo e perché proprio in terza? In primo luogo perché è un genere che amo molto e sono convinta che le nostre passioni personali possano aiutarci come insegnanti a coinvolgere i nostri alunni; inoltre durante l’estate avevo avuto la fortuna di leggere Il manuale di scrittura di fantascienza” di Giulia Abbate e Franco Ricciardiello, una guida sorprendente che conduce il lettore a riflettere sulla natura del genere e sugli elementi che lo caratterizzano in modo tecnico ma allo stesso tempo piacevole e coinvolgente.

In particolare ho capito, come sostiene Giulia Abbate nell’introduzione, che scrivere fantascienza arricchisce il bagaglio di ogni scrittore perché lo allena a cercare prospettive nuove, a porsi domande, a immaginare implicazioni ulteriori. Permette inoltre di parlare del presente senza parlare del presente, perché prevede una traslazione spaziale o temporale che consente allo scrittore di criticare gli aspetti che ritiene deteriori della società in modo ironico, oppure giocoso, oppure sprezzante, ma senza paura.

Mi premeva in modo particolare che i miei alunni si interessassero ai problemi attuali del mondo e sviluppassero idee personali su quanto stava accadendo intorno a loro (compreso l’inizio di una pandemia mondiale, scenario alquanto distopico) e immaginassero possibili sviluppi futuri. Leggere e in particolare scrivere fantascienza ha permesso ai miei alunni di avvicinarsi a questi obiettivi. La fantascienza, infatti, è “letteratura di idee”: i racconti di fantascienza hanno bisogno di una idea forte da cui svilupparsi, un’idea che spinga lo scrittore a scrivere e il lettore a leggere, che mostri un cambiamento e presupponga una critica al nostro mondo attuale.

Il terzo anno della scuola secondaria di primo grado rappresenta infatti un ponte verso l’esterno: i nostri ragazzi iniziano ad alzare la testa e a guardarsi intorno, iniziano a capire di essere parte di una società, e iniziano a credere di poter cambiare il mondo.

Loretta

Neil Gaiman, nella sua prefazione all’edizione di “Fahrenheit 451” per gli Oscar Junior, scrive che “ciò per cui funziona davvero bene la fantascienza non è il futuro, ma il presente. Si prende un aspetto che ci turba o che è pericoloso e lo si estende, estrapolandolo in qualcosa che permette alle persone di quel tempo di vedere da una diversa angolazione e da un posto diverso ciò che stanno facendo”.

Leggere e scrivere fantascienza ci permette quindi di aprire una finestra sul presente prima che sul futuro, di immaginare gli esiti estremi delle nostre piccole e grandi scelte, di formulare ipotesi e sperimentare sulla carta per poi uscire nel mondo e provare a cambiarlo. 

Ecco perché è stimolante portare la fantascienza in classe: si tratta di una letteratura speculativa che allena la logica, il pensiero critico, la capacità di guardare lontano in modo rigoroso, ancorato ai fatti. Si tratta anche di un atto politico, perché significa ragionare con i ragazzi di etica, di parità di genere, di disuguaglianze sociali, di ecologia, di democrazia. Significa, come ha scritto un mio alunno a proposito del percorso svolto, “guardare al passato e al presente per agire sul futuro”. 

Ho pianificato il percorso sulla fantascienza durante l’estate, pensando alla mia futura terza e al cammino fatto nei due anni precedenti. 

Desideravo legare con un filo rosso alcuni concetti-chiave affrontati nel laboratorio di lettura, in storia e in geografia; mettere all’opera le nostre capacità di analisi (della realtà così come del testo) e il nostro pensiero critico per poi, penne e taccuini alla mano, scrivere un racconto breve di fantascienza o distopico utilizzando strategie specifiche del genere da aggiungere a quelle già consolidate.

Prima di cominciare il percorso avremmo ripreso, attraverso diverse letture, tra cui Il Maestro di Fabrizio Silei e Simone Massi e John della Notte di Gary Paulsen, i principi alla base della democrazia e la lettura/comprensione come strumento di equità e riscatto sociale. Avremmo poi introdotto nuove questioni a partire dalla Belle Époque, dalla nascita della società di massa, dai totalitarismi e da Agenda 2030.

Il percorso 

Agnese

Il primo passaggio del percorso è stato quello di far conoscere la fantascienza ai miei alunni: la maggior parte di loro infatti non aveva mai letto romanzi o racconti appartenenti a questo genere, se non nella sua variante distopica. Perciò ho deciso di proporre una immersione molto lunga, realizzata prima tramite la lettura in classe ad alta voce di un romanzo (The Giver di Lois Lowry) e poi di alcuni racconti lunghi di autori classici di fantascienza (I. Asimov, R. Bradbury, F. Brown…).

L’immersione ci ha dunque aiutati a comprendere questi aspetti. Ci siamo allenati a riconoscere in ogni testo letto il “novum”, ovvero l’idea che ha innescato la trama nella mente dell’autore, e la critica alla società sottesa al racconto. Ne abbiamo poi indagato le ambientazioni, i personaggi, i conflitti e gli intrecci, con l’intento di “rubare” quanto più possibile dai grandi maestri.

Usciti dalla fase di “infusione”, eravamo pronti per scrivere. Ma scrivere cosa? Un racconto lungo sarebbe stato improponibile per la mole di lavoro da svolgere, pertanto ho deciso di proporre agli alunni la scrittura di microracconti, ponendo il limite a 500 parole. 

Per comprenderne la struttura, ne abbiamo prima analizzati alcuni insieme, dai celeberrimi Sentinella di F. Brown e Zoo di E. D. Hoch fino ad alcuni esperimenti che avevo scritto durante l’estate. Per gli studenti è molto importante avere la possibilità di leggere i testi scritti dai loro insegnanti non perché, soprattutto nel mio caso, siano capolavori ma perché in questo modo possono toccare con mano il processo di revisione che ha portato alla stesura del testo finito. Il fatto che poi il loro insegnante si esponga come scrittore dà coraggio anche ai più timorosi e contribuisce a creare una comunità di pratica solida e affiatata.

Infine gli alunni hanno iniziato a buttare giù i loro microracconti sostenuti dalle minilesson che ho proposto durante tutte le sessioni di laboratorio. Ha rivestito una particolare importanza la riflessione sull’infodump, ovvero la tendenza a presentare un numero eccessivo di informazioni rispetto all’effettiva esigenza del lettore, un rischio sempre in agguato e ancora più insidioso in caso di scritture brevissime come questa.

Loretta 

Il percorso vero e proprio di Reading Workshop è cominciato a novembre, con la lettura ad alta voce del romanzo di Ray Bradbury “Fahrenheit 451”, affiancato, per gli appassionati, alla lettura individuale di romanzi sci-fi e distopici dalla biblioteca di classe (Human e Human Hope di Tommaso Percivale, Io sono Zero di Luigi Ballerini, Ready Player One di Ernest Cline, il ciclo Lucky Starr di Isaac Asimov, i cicli distopici Divergent di Veronica Roth, Hunger Games di Suzanne Collins, The Giver di Lois Lowry, Berlin di Fabio Geda e Marco Magnone).

I ragazzi seguivano la mia lettura ad alta voce sulle loro copie del romanzo e avevo chiesto loro di annotare a margine passaggi interessanti, domande, riflessioni. Frequentemente ci fermavamo per discutere sulle scelte di Guy Montag, sulle riflessioni di Clarisse e sulla società in cui la vicenda è ambientata, ricostruendone le caratteristiche su un cartellone man mano che la lettura procedeva. Si è rivelato molto interessante ragionare sugli elementi da inserire e su come raggrupparli: un lavoro di mediazione continuo che ha arricchito enormemente l’esperienza comunitaria.

Terminata la lettura, i ragazzi si sono divisi in gruppi di discussione e, utilizzando come guida degli organizzatori grafici, hanno riflettuto sugli elementi fondamentali del romanzo (conflitto e cambiamenti del personaggio, relazioni tra personaggi, ambientazione, simboli, temi), confrontandosi  anche molto vivacemente nella fase di negoziazione dei significati. Abbiamo raccolto infine i frutti delle discussioni in piccolo gruppo tramite la routine di pensiero “delle 4C” (Connessioni, Criticità, Concetti-chiave, Cambiamenti), confrontandoci ulteriormente sul romanzo e su cosa avesse significato per noi, come individui e come comunità, leggerlo in questo momento storico.

A fine gennaio, con l’immersione in microracconti e racconti brevi che avevo fornito in dispensa, è cominciato il Writing Workshop. Come sempre, abbiamo letto ed analizzato insieme un paio di racconti più complessi, poi ho lasciato che procedessero da soli, invitandoli ad annotare a margine gli elementi che ritenevano essenziali in un racconto fantascientifico di qualità. Terminata l’immersione, abbiamo ricostruito insieme le caratteristiche del genere, annotandole sul cartellone che è diventato la nostra guida durante la scrittura e i momenti di valutazione ed autovalutazione (questo articolo ripercorre il processo della valutazione formativa nel laboratorio di scrittura).

Ho poi proposto alla classe, come attivatore, tre liste a partire dai tre pensieri-chiave della fantascienza secondo Neil Gaiman:  e se… / se solo…. / se va avanti così… 

Da questo “deposito” i ragazzi hanno potuto isolare la loro idea di partenza, il novum.

Un venerdì di febbraio ho salutato i miei ragazzi raccomandando loro di riposarsi durante le vacanze di carnevale e… in quattro giorni ci siamo ritrovati catapultati in un racconto distopico e abbiamo dovuto reinventare un modo di fare laboratorio di scrittura.

Per tentare di salvaguardare l’inclusività dell’approccio laboratoriale, ho deciso che:

  • avrei trasformato le minilesson in pillole video che potessero essere viste e riviste in diversi momenti della giornata, 
  • avrei utilizzato le videolezioni sincrone in piccolo gruppo per rinsaldare la comunità e per le consulenze individuali e tra pari,
  • avrei sfruttato Meet e Classroom per le consulenze individuali.

Per quanto riguarda le strategie da insegnare, dopo aver studiato anche io il manuale di Giulia Abbate e Franco Ricciardello, durante l’estate avevo lavorato ad un percorso denso che ho dovuto ridurre all’osso, interrogandomi sugli elementi fondamentali del genere e sull’essenziale da trasmettere alla mia comunità di scrittori.

I ragazzi hanno potuto scegliere se scrivere un microracconto (avevano sperimentato il genere in seconda, qui un articolo sull’argomento) o un racconto breve, hanno lavorato liberamente su bozze cartacee o in digitale, per le consulenze si sono avvalsi dei miei consigli e di quelli dei compagni e nel process paper hanno fatto emergere le motivazioni delle loro scelte e le difficoltà riscontrate con il genere e con la nuova modalità di lavoro. 

Pratica riflessiva

Agnese

Come al solito i ragazzi mi hanno stupita per originalità di intreccio e di ambientazione, ma in particolare ognuno di loro è riuscito a far emergere la propria voce e mettere su carta le proprie preoccupazioni; ognuno ha riflettuto su un aspetto diverso della società, sulla base dei propri interessi e delle proprie inclinazioni facendo così emergere la sua voce di scrittore e di persona: M. teme un disastro ecologico, C. mette in guardia sulle disparità tra i generi, A. si preoccupa per un mondo controllato dalle macchine…

Prendere coscienza dei problemi attuali e ipotizzare scenari futuri è un primo passo per l’impegno civile. Leggendo e scrivendo fantascienza, i miei alunni hanno mosso i primi passi sul sentiero che li porterà a diventare cittadini.

Loretta

Credo che le strategie più utili di tutto il percorso siano state quelle di prescrittura: trattandosi di un genere “di idee”, la fantascienza richiede capacità di focalizzazione, di scegliere un’idea centrale significativa, di collegare ad essa il conflitto e la svolta nella narrazione e di pianificare una curva della narrazione coerente. Molto utile è stato inserire una strategia sul lessico della fantascienza, perché rappresenta un modo semplice ma d’effetto per far entrare il lettore nel mondo immaginato.

Lavorare alla fantascienza per i miei alunni è stato difficile ma stimolante. Difficile perché pochi di loro erano già appassionati del genere (oltre che per la situazione inedita in cui ci siamo trovati a lavorare); stimolante perché questo percorso è stato il collante con cui abbiamo tenuto insieme tante questioni incontrate nel triennio e lo strumento per lanciare lo sguardo in avanti e immaginare il futuro. In questo senso la fantascienza per noi è stata l’altro volto del percorso sul testo argomentativo: una palestra di pensiero critico e cittadinanza.

Bibliografia

Loretta DeMartin. Cadorina di nascita e carattere, padovana per destino, insegno (lettere) e imparo (molto altro) nella scuola secondaria di primo grado.

Agnese Pianigiani.  Vivo a Siena, la città in cui sono nata. Corro da un’aula all’altra dell’IC “Jacopo della Quercia” con le scarpe da ginnastica, uno zaino (troppo) pieno di libri e mille idee nella testa. Leggo tutto quello che trovo, non studio mai quanto vorrei, consumo penne, quaderni, gomme e pennarelli. Sono grata ogni giorno alla vita perché faccio il mestiere più bello del mondo.

 

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