Viaggio nel taccuino a caccia di gioielli dimenticati

Viaggio nel taccuino a caccia di gioielli dimenticati

“Significance cannot be found, it must be grown” (Lucy Calkins)

 

Sei mesi di laboratorio di scrittura con ventidue undicenni entusiasti. Sei mesi di attivatori, custodi di semi da far crescere. Sei mesi di annotazioni buffe, tristi, curiose, vere.
Al termine di febbraio dello scorso anno il tappeto di casa mia era cosparso di taccuini e io, una tazza di tè tra le mani, mi deliziavo seguendo con un dito la mappa del mondo immaginario disegnata da Ruggero, vivendo la gioia di Laura nel condividere con il fratellino il suo pelouche, vegliando con Jan il sonno esausto dei suoi genitori durante il volo dalle Filippine.
Leggendo mi rendevo conto che, visto che avevamo appena terminato il lavoro sul racconto autobiografico, quello sarebbe stato un buon momento per proporre una serie di attività guidate che mostrassero loro come rileggere il taccuino a caccia di “tutto quello che sporge”, come ama dire Jenny Poletti Riz, per trasformarlo in nuova scrittura.
Intuivo anche che avrei potuto trasformare questa immersione in un’occasione per allenare la fluency, perché, come scrive Aimee Buckner (1), “essere capaci di pensare e scrivere contemporaneamente è per gli studenti un’abilità importante da sviluppare”.

Ecco perché ho programmato un percorso di cinque sessioni di laboratorio per altrettante strategie da inserire nella cassetta degli attrezzi e da utilizzare poi autonomamente.

Scrivi da un nome

Ho cominciato proponendo ai ragazzi di rileggere il taccuino per tre minuti a caccia di un nome che li ispirasse per utilizzarlo come titolo per un’annotazione, quindi ho chiesto loro di scrivere per almeno quindici minuti senza interruzioni una sorta di stream of consciousness, sottolineando che avrebbero dovuto seguire il filo dei loro pensieri senza temere di andare “fuori tema”. Matilde infatti parte dalla parola “Onde” e dal mare per passare alla nonna, alla pallavolo, ai cavalli, al teatro e tornare infine alle onde: “stare da sola come quando parlo con le onde in riva al mare che mi accarezzano i piedi”.

Rileggi per far brillare

La volta successiva abbiamo dedicato un’intera sessione di laboratorio alla cura del taccuino: abbiamo riletto le nostre annotazioni sottolineando parole o frasi su cui pensavamo di poter scrivere di più, aggiungendo commenti a margine, completando attivatori in caso di ispirazione. Ho chiuso la lezione ricordando l’importanza di prendersi periodicamente cura del taccuino per far germogliare le idee. Rossella ha sottolineato le parole “come i colori” per poi annotare a margine delle riflessioni sul come i colori “rendono vivo” il  mondo fantastico oggetto di una sua vecchia annotazione.

Scegli una riga

Per il terzo incontro ho previsto una strategia simile alla prima: i ragazzi hanno scelto una riga intera da utilizzare come titolo dell’annotazione successiva, quindi hanno scritto per almeno quindici minuti. Un’interessante alternativa a questa attività è quella di far scegliere loro una riga dal loro libro preferito: un vero e proprio toccasana contro il temutissimo blocco dello scrittore!
Souhail ha scelto una riga sulla recente nevicata ed ha ampliato la descrizione di due bambini alle prese con i loro pupazzi di neve, Beatrice ha scelto un suo verso, “vengo dal paese di chi non so”, e anche la sua annotazione è pura poesia: “Il mio paese ce l’ho a casa mia, la porta di casa è il passaggio VIP per la vita. Tutti amano andare in giro per discoteche, bar, ristoranti, ma il mio nido è casa mia, in via…”

Cerca temi ricorrenti

La protagonista della quarta sessione è stata una strategia metacognitiva davvero potente. Ho chiesto ai ragazzi di rileggere nuovamente il taccuino alla ricerca di pattern, di temi ricorrenti. Questa attività ha riservato loro diverse sorprese e nuovi spunti di riflessione. Al termine della caccia, durata un quarto d’ora, avevo previsto alcuni minuti “pair and share” in cui, a coppie, i ragazzi hanno potuto riflettere sulle scoperte fatte: ho trovato idee ricorrenti? Quali? Sono cambiate nel corso dei mesi? Gabriele ad esempio ha notato di aver scritto spessissimo di calcio, riproponendosi di cambiare argomento (infatti nel suo pezzo successivo, con mia somma gioia, ha raccontato il suo primo saggio di chitarra).

Cambia punto di vista

Quest’ultima strategia permette di allenare la capacità di mettersi nei panni degli altri e, allo stesso tempo, di lavorare sul cambio di prospettiva e sulle riflessioni linguistiche che esso comporta (cambio di soggetto, tempi verbali, discorso diretto/indiretto).
Ho chiesto ai ragazzi di scegliere un’annotazione (ottimi i ricordi e i brevi aneddoti) e di raccontarla dal punto di vista di un altro spettatore o di un oggetto: è stato interessante per loro scoprire come da un’altra prospettiva si notano particolari differenti. Ruggero ad esempio ha scelto un’annotazione sulla nevicata di gennaio per raccontare la scena dal tragicomico punto di vista dei panni stesi dimenticati dai vicini.

Le ricadute di questo percorso nella nostra comunità di scrittori sono state numerose, e alcune inattese.
Per prima cosa ho potuto osservare una piccola magia: gli alunni più scalpitanti, quelli che han sempre fretta di passare oltre, hanno rallentato e si sono finalmente goduti il momento, hanno scoperto il gusto della ricerca lenta della parola giusta.
Ho anche notato il loro stupore nel constatare che sì, erano in grado di scrivere per un quarto d’ora senza fermarsi e che sì, i loro scritti erano tutt’altro che banali. Per i ragazzi più insicuri questo è stato un toccasana: mentre scrivevamo sbirciavo da sopra le pagine del mio taccuino i loro lineamenti distendersi, la tensione abbandonarli per lasciare il posto ad una serena concentrazione.
La condivisione è sempre un momento molto atteso, ma in queste sessioni lo è stato particolarmente. Le loro riflessioni rispecchiavano lo stupore di aver ritrovato suggestioni interessanti e aver potuto “far lievitare” la loro scrittura a partire da poche parole.
Infine, nelle settimane successive ho ritrovato nelle pagine dei loro taccuini alcune strategie proposte: stavano continuando a sperimentarle, soprattutto all’inizio della sessione di scrittura, come una sorta di “riscaldamento”.
Consolidare queste strategie, in particolar modo con le classi nuove, favorisce fin dai primi mesi di laboratorio un approccio più consapevole al taccuino perché contribuisce a riempire di senso il suo utilizzo, a fare delle annotazioni passate un luogo da frequentare per trovare continua ispirazione e scovare gioielli dimenticati.

Note

1. Aimee Buckner è l’autrice del libro da cui ho tratto le strategie proposte nell’articolo: Notebook Knowhow, strategies for the writers’ notebook”, Stenhouse Publishers, 2005.

La lezione con le strategie spiegate agli studenti è pubblicata sul blog di Loretta, Polvere di gesso, a questo link (ndr).

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