Discussioni che contano.

Discussioni che contano.

“Discutere di letteratura è una forma di contemplazione condivisa,

un modo di dar forma ai pensieri ed alle emozioni generati dal  libro 

ed ai significati che costruiamo insieme estraendoli dal suo testo”

 

AIDAN CHAMBERS, “Il lettore infinito”

 

Il maestro

Se guardo indietro a quando da adolescente mi trovavo dall’altra parte della barricata, e mi soffermo sul mio modo di stare in classe, sulle routines che accompagnavano quelle mattinate, capisco chiaramente che uno degli aspetti che mi è mancato di più è il dialogo, lo sviscerare con altri, insegnanti o compagni, un argomento affrontato, un passo letto, un film: il tempo per attività di questo genere scarseggiava sempre. 

Forse è anche per questo che quando ho letto “Around the reading workshop in 180 days” di Serafini mi si è aperto il cuore.  In particolare sono stati illuminanti i capitoli 3 e 4, in cui l’autore introduce rispettivamente i concetti  di “Book club”  e di “Literature study group”: il primo, dice Serafini, si forma in classe quasi spontaneamente, quando più alunni hanno letto o stanno leggendo lo stesso libro e si vogliono confrontare sulla lettura senza il supporto dell’insegnante. Ovviamente dovranno poi rendere conto alla classe della loro lettura e discussione con una breve presentazione.

Molto più complesso è il secondo, che Serafini intende come gruppo di discussione con lui su libri da lui stesso individuati che gli alunni leggono però  autonomamente: dopo aver letto l’opera, gli studenti la approfondiscono in gruppo sotto la supervisione del docente, esaminandone la struttura, gli elementi costitutivi, le tecniche e lo stile dell’autore. In questo modo diventano lettori più sofisticati e consapevoli dei meccanismi della letteratura: detto in parole povere imparano a leggere non solo con gli occhi del lettore ma anche con quelli dello scrittore.

Ecco, mi sono detta, quello che mi è mancato: un gruppo di lettori, un luogo ed un momento in cui parlare di ciò che avevo letto per cercare di approfondire, evitando così di fermarmi al “mi piace”. E di un mentore che mi guidasse in quest’opera di scavo. 

Così ho deciso che non potevo lasciare i  miei alunni con questo buco esperienziale: se si poteva fare (e le parole di Frank parevano confermarlo) io ci avrei provato. Quelli di terza erano lì, non aspettavano altro: in tre anni di laboratorio si erano abituati alle “sfide”, alle “novità” come le chiamavano loro.

 

L’allieva ed i suoi obiettivi

Ciò che mi lasciava perplessa era però la calendarizzazione di Serafini: prima di tutto ogni gruppo legge un libro diverso, scegliendolo tra la rosa di quelli proposti dall’insegnante. Inoltre le discussioni di gruppo non si svolgono contemporaneamente: Serafini, giustamente, intende partecipare a tutte le  discussioni di ogni gruppo e per far questo le deve programmare in giorni differenti.

Io avevo in mente un’unità didattica  di altro genere, della durata di un mese circa che coinvolgesse i miei alunni nella lettura casalinga dello stesso  libro e nella discussione a gruppi bisettimanale in classe sulle pagine via via lette. Ovviamente discussioni guidate ed il più possibile monitorate dalla sottoscritta. Inoltre  non mi sentivo pronta per affrontare la discussione in contemporanea su sei diversi libri: ho preferito fare un passo alla volta e sfruttare il fatto che avremmo incontrato Davide Morosinotto a gennaio per leggere in modo approfondito il suo libro “La sfolgorante luce di due stelle rosse”.

Si aggiunga che  molteplici caratteristiche mi hanno indirizzata verso la scelta di quest’opera:

  • tipologia:  romanzo d’avventura e  storico, con trama avvincente, condita di suspense e  frequenti colpi di scena ;
  • ambientazione: Russia invasa dalla Germania nel 1941 ed avvio della battaglia di Leningrado;
  • protagonisti: due fratelli preadolescenti che devono ritrovarsi e sopravvivere alla guerra ed al freddo, che cresceranno e modificheranno la loro visione del  mondo;
  • temi: eroismo, pace. fratellanza, scelta, amicizia, politica, verità/menzogna, censura, famiglia;
  • stile/tecniche: narrazione in prima persona alternando tre diversi punti di vista che si intrecciano e dialogano, fornendo una fotografia complessa degli avvenimenti.

 

Insomma, per tutti questi aspetti l’occasione era ghiotta e mi consentiva di allenare e sostenere gli alunni verso la conquista di una maggiore autonomia come lettori competenti ed appassionati

 

Organizziamoci!

La classe è stata suddivisa in gruppetti di quattro alunni eterogenei per livello. Ogni settimana i ragazzi dovevano leggere a casa autonomamente circa 100 pagine  e annotare sul taccuino (ho chiesto almeno tre annotazioni settimanali): le annotazioni sarebbero servite come punto di partenza per la conversazione che avrebbero avuto con i compagni di gruppo in classe.

Seguendo le indicazioni di Serafini, ma anche quelle di Gallagher e Kittle in “180 days”, ho consegnato ai ragazzi un documento da tenere sempre nel taccuino che li avrebbe aiutati a focalizzare l’annotazione durante la lettura e la riflessione successiva: si tratta di un elenco di domande su personaggi, temi, ambientazione, tecniche, trama o su elementi poco chiari che desideravano discutere con i compagni.

Le sessioni di discussione sarebbero state due settimanali ed avrebbero riguardato una cinquantina di pagine lette nei giorni immediatamente precedenti: speravo in questo modo che la lettura e le riflessioni fresche avrebbero facilitato e maggiormente focalizzato la discussione.

Ogni sessione di laboratorio di svolgeva in questo modo: lanciavo una minilesson  che aveva quasi sempre al centro una strategia di lettura. Poi i gruppi si riunivano: per circa 20 minuti svolgevano insieme sui propri taccuini le attività proposte nella minilesson e successivamente iniziavano la conversazione. Durante l’attività io monitoravo il modo in cui i ragazzi lavoravano e discutevano. Intervenivo se necessario: per suggerire un argomento di conversazione qualora la conversazione si arenasse; per agevolare l’alternanza dei turni di parola; per suggerire strategie di comprensione.

Alla fine della discussione ogni alunno scriveva sul proprio taccuino un’annotazione sull’attività svolta, mettendo in luce soprattutto le nuove acquisizioni ed i propri propositi per la sessione successiva. La lezione si chiudeva con lo share time e la messa in comune del lavoro dei vari gruppi.

A proposito delle annotazioni, sapendo quanto fossero fondamentali per avviare una buona conversazione, ci siamo interrogati a lungo sulle caratteristiche che dovevano avere e ne abbiamo definite alcune dopo aver fatto modeling su annotazioni tratte da alcuni taccuini.

Ovviamente non è stato sufficiente: affinché i ragazzi lavorassero bene sul taccuino annotando in modo continuativo e approfondito, è stato necessario un monitoraggio costante dei taccuini e dei rimandi precisi ai punti di forza e di debolezza delle annotazioni in essi riportati. Alcune buone annotazioni sono state prese come modello e commentate in classe, come suggeriscono Gallagher e Kittle in “180 days”

 

Un po’ di allenamento!

Prima di buttare i miei alunni nell’arena e gestire le emergenze (che comunque ci sono state), ho fatto una sessione di prova: i ragazzi divisi nei loro gruppi hanno avviato una discussione dopo la lettura di un albo. 

Per Serafini questa fase è molto importante : discutere su un albo letto o su una poesia serve agli alunni per misurarsi con un testo circoscritto ed allenarsi nella difficile arte di imparare a negoziare il significato misurandosi con opinioni diverse dalla propria. Inoltre in questo modo si acquisisce gradualmente una sempre più approfondita conoscenza degli elementi e delle tecniche letterarie, conoscenza indispensabile per avviare discussioni che vadano oltre il “mi piace”.

“In service of meaning”, sempre.

Vorrei che fosse chiaro che questo tipo di attività non si risolve nell’idea del “lavoro di gruppo”: come dice Novara “l’insegnante oggi non può pensare che basti mettere i bambini uno di fianco o di fronte all’altro per stimolare lavori di gruppo, ma deve attivare nel gruppo classe un processo di finalizzazione che è l’aspetto davvero formativo: siamo qui per imparare e per imparare abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.

Proprio per questo motivo una parte di minilesson è stata dedicata ad allenare le abilità sociali, come presupposto indispensabile affinché le conversazioni si mantenessero in un clima proficuo e sereno: la prima minilesson ad esempio ha riguardato proprio le parole e gli atteggiamenti giusti da adottare durante le conversazioni, come potete vedere dall’immagine che segue:

Altra minilesson fondamentale in quest’ottica è stata quella con cui abbiamo deciso di regolare i turni di parola.

Sono seguite poi minilesson indispensabili per aiutare i ragazzi a porsi domande nel modo corretto. Ad esempio abbiamo cercato di individuare le caratteristiche di una buona domanda da rivolgere agli interlocutori, come si vede nell’immagine sottostante:

Il modeling in questo caso è stato fondamentale:

Altre minilesson di questo tipo hanno riguardato il modo in cui si porge alla conversazione una citazione senza esprimere subito il proprio pensiero per lasciare spazio alla libera discussione. O ancora il modo in cui riportare sempre al testo tutto ciò che affermiamo, cercando appunto nel testo le prove.

Sono poi seguite lezioni più centrate sulla comprensione del  testo, quelle che riguardavano il ciclo dell’eroe, il sistema dei personaggi, i temi, differenza tema/messaggio, il modo in cui le tecniche letterarie veicolano certi temi,  la doppia montagna della storia. Quest’ultima è stata fondamentale per aiutare i ragazzi a tenere traccia delle due storie che sono narrate nel romanzo, quella di Viktor e quella di Nadja.

 

Un testo che ho trovato davvero utile e che ho “saccheggiato” con piacere è “Mini-lessons for literaturae circles” di Harvey Daniels e Nancy Steineke: i due autori sono insegnanti e in base alla loro esperienza hanno selezionato 45 minilessons utili per affrontare ogni aspetto della discussione di gruppo, per ognuna delle quali mettono poi in luce anche “cosa può andare storto” ed i possibili correttivi.

 

Valutazione

Questa unità didattica mi ha davvero soddisfatta, nonostante i problemi ci siano stati: ho dovuto rincorrere alcuni studenti poco motivati e poco regolari nel tenere il ritmo di lettura ed annotazioni; al contrario altri studenti leggevano più pagine di quelle assegnate e quindi anticipavano contenuti ai compagni; i tempi di alcune minilesson mi si sono un po’ allungati; ho faticato a seguire tutti i gruppi con una certa regolarità. 

Ma nel complesso il livello di motivazione e di partecipazione è stato davvero alto e gli obiettivi didattici raggiunti per la maggior parte degli studenti.

Lavorare in questo modo dà sicuramente la possibilità all’insegnante di valutare in modo completo il processo e non solo il prodotto. Io ho valutato:

  •  in itinere ovviamente per tutto lo svolgersi dell’unità didattica, durante la quale davo continui  feedback ai gruppi e suggerimenti di miglioramento e tenevo traccia del modo di lavorare dei singoli e del  gruppo;
  • alla fine dell’attività una valutazione di gruppo di tipo metacognitivo:  i ragazzi dovevano ricostruire il lavoro di discussione ed approfondimento  sul romanzo in un file usando e cucendo le loro annotazioni, ed infine dovevano dare un’opinione sull’attività svolta  mettendone in luce punti di forza e di debolezza;
  • infine una valutazione scritta individuale: ai ragazzi sono state proposte quattro tracce riguardanti gli aspetti del romanzo discussi in gruppo ed in plenaria (personaggi, temi, stile) . Ognuno di loro doveva sceglierne una e scrivere un commento al romanzo seguendo tale traccia: potevano liberamente consultare e citare libro e taccuino.

 

Devo dire sinceramente che ciò che mi ha sorpreso maggiormente in positivo è che i ragazzi hanno colto la valenza educativa di un’attività del genere: la “negoziazione dei significati” è stata davvero messa al centro in questa unità didattica ed ha reso i ragazzi consapevoli dell’importanza dell’ascolto, del rispetto, della mediazione.

Vi lascio con le loro parole

BIBLIOGRAFIA:

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