Laboratori di letture e scritture geografiche

Laboratori di letture e scritture geografiche

“Leggere e raccontare il mondo, cercando di capirlo” è fare geografia. Elaborare “quadri di lettura sintetici […], capaci di rappresentare al meglio gli aspetti più importanti della realtà, selezionandoli da tutti gli altri” e proponendoli “in una forma chiara” è il cuore di questa disciplina. Lo spiega il professor G. Corna Pellegrini, per il quale scrittori come Isabel Allende, Pier Paolo Pasolini o Marguerite Yourcenar, oltre a molti altri personaggi dell’arte, della scienza o della politica, sono stati eccellenti geografi che hanno analizzato il mondo e ne hanno proposto un’interpretazione articolata, ma immediatamente comprensibile. (1)

Il Cile, scrive Isabel Allende, è “una terra affusolata […] separata dal resto del continente a nord dal Deserto di Atacama, il più arido del mondo, […] anche se probabilmente non è vero, perché in primavera una parte di questo calcinaccio lunare indossa un manto di fiori come un meraviglioso dipinto di Monet”. La scrittrice geografa prosegue con un’analisi sociologica di Santiago: “nel centro e nei quartieri proletari tutto è grigio, i pochi alberi sono stremati, i muri scoloriti, la gente spossata. Perfino i cani, che gironzolano in mezzo ai bidoni dell’immondizia sono randagi pulciosi dal colore indefinito. Nei quartieri dove vive la classe media gli alberi sono pieni di fronde e le case modeste; ma ben tenute. Nelle zone ricche si vede solo la vegetazione: le ville sono nascoste da insormontabili muri di cinta, nessuno cammina per strada e i cani, liberi solo di notte per fare la guardia alle proprietà, sono mastini” . (2)

La geografia, oltre che una scienza cartografica, è una disciplina che interpreta i comportamenti umani e l’immaginario collettivo alla luce del territorio cui i vari popoli appartengono, e questi popoli producono opere letterarie che da quegli spazi sono ispirate e influenzate. La geocritica, che si focalizza proprio sulle rappresentazioni spaziali nelle opere letterarie, mette in relazione geografia e letteratura: “si tratta di sondare gli spazi umani che le arti mimetiche dispongono […], esplorando al contempo le interazioni culturali ad esse sottese”. (3)

Nel quadro della sperimentazione del writing e reading workshop, ho provato a portare questo bagaglio di riflessioni a scuola, in una secondaria di primo grado. Ho proposto alcune lezioni di geografia che prendevano il via da testi letterari e ho incentrato alcune sessioni di laboratorio di scrittura sull’analisi degli ambienti descritti in un testo letterario.

Per le lezioni di geografia, sono state utili alcune storie di viaggio di Guido e Adele Cantalamappa, raccontate dal collettivo Wu Ming: ogni racconto è addirittura corredato dalle coordinate geografiche dei luoghi citati, perché ciascun episodio nasce dalla rielaborazione di fatti realmente accaduti. Con il capitolo dedicato all’eroe Vittorio Bottego, che nella seconda metà dell’Ottocento ha esplorato il corso di alcuni fiumi nel Corno d’Africa e dato il proprio nome al fiume Omo Bottego, si è introdotta una lezione sulla toponomastica che ha portato a chiedersi perché in Africa tanti laghi e fiumi abbiano nomi europei. Il capitolo sull’isola di plastica ha favorito un ragionamento sul Pacific Plastic Vortex e quello su un carico di paperelle di gomma, naufragate a bordo di un container e finite sulle coste dell’Atlantico, ci ha aiutato a capire la forza delle correnti marine. (4)

La drammatica storia vera di una violenza sessuale subita da una ragazzina yemenita ha introdotto una lezione sullo Yemen e sulle condizioni di vita delle popolazioni dell’entroterra (5). Per ragionare sull’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, si è partiti da un albo illustrato sul trasporto degli animali a bordo dei camion e si è concluso con la transumanza dei pastori di G. D’annunzio. (6)

Se nel laboratorio di lettura siamo partiti dalla letteratura per approdare alla geografia,  nel laboratorio di scrittura il percorso è stato più articolato: preso il via dall’ambientazione di un romanzo di fantascienza, si è dato spazio a riflessioni interdisciplinari che hanno coinvolto la geografia, la storia e la tecnologia, e hanno trovato una sintesi in una sessione di scrittura di fantascienza.

La descrizione della cittadina di Cleave, dove è ambientata una parte del romanzo “Capolinea per le stelle”, è stato il nostro testo di riferimento. “La cittadina in cui abitava Zen era una specie di fossato dalle pareti scoscese. Case e fabbriche erano ammassate su ciascuno dei due versanti di un canyon profondo quasi un paio di chilometri. […] Lo spazio era poco, per cui gli edifici erano stati costruiti in ogni porzione possibile del terrazzamento, abbarbicati alla roccia e stipati sui ponti che si estendevano sopra il baratro tra i fianchi della gola. Un baratro invaso da cavi cadenti, cartelli al neon penzolanti, putrida acqua piovana e dallo sfarfallio dei rotori dei taxi aerei, traghetti e mezzi di trasporto della corporazione.” (7)

Cosa potrebbe essere successo alla Terra, quali guerre, macchinari fuori controllo, catastrofi naturali potrebbero aver determinato un tale scenario? Lo spazio per vivere e coltivare appare ormai ristretto all’interno di un profondo baratro, invaso da acqua sporca e cavi elettrici penzolanti. Perché? Il romanzo non dà la risposta, ma lascia ai lettori il piacere di immaginarla.

Le ipotesi proposte dagli alunni di una classe III media sono state numerose e diversificate: è stato naturale andare a pescare idee e suggerimenti tra gli argomenti svolti con il professore di tecnologia che aveva analizzato i possibili effetti a lungo termine di fenomeni come il surriscaldamento globale, il sovrappopolamento, l’esaurimento delle fonti energetiche non rinnovabili, l’accumulo di rifiuti.

Una volta collegato l’ambiente del romanzo alle cause possibili che lo avrebbero determinato, con un percorso all’indietro nel tempo, abbiamo provato a fare un salto in avanti: immaginando il mondo come è oggi, con tutte le problematiche ancora irrisolte legate all’impatto sull’ambiente dello sviluppo tecnologico, utilizzando i ragionamenti di causa-effetto cui ci siamo allenati nelle lezioni di storia, cosa è presumibile immaginare che accada in un futuro vicino o lontano? Quale potrebbe essere l’effetto sul pianeta e sulla storia della nostra impronta ecologica?

I ragazzi si sono scatenati nella scrittura e hanno prodotto delle brevi composizioni di una ventina di righe circa, in cui i personaggi, le loro azioni e l’ambiente in cui si svolgevano dovevano lanciare al lettore la sfida di comprendere cosa era successo prima, senza che fosse stato detto in modo esplicito.

Qualcuno ha immaginato un’evoluzione nelle droghe sintetiche, dovuta al fatto che le piogge acide hanno ormai distrutto tutte le piantagioni di coca: ecco un frammento del dialogo tra lo spacciatore e l’acquirente.

– Oh! Ce l’hai? – Gli occhi iniettati di sangue mi scrutano in cerca di una risposta.

– Tieni! Ottanta grammi. –

Afferra la bustina e se la rigira tra le mani. – È diversa! –

Altri hanno ipotizzato un mercato nero alimentare, conseguenza di un’esplosione nucleare che avrebbe reso improduttivi i terreni agricoli: ecco la scena di ingresso al negozio clandestino.

Entrammo nel supermercato. L’aria sembrava ricoperta da veli. Sul soffitto, alcuni lampadari staccati. Sugli scaffali cartoni di latte gocciolanti. Agli angoli, tunnel per topi.

C’è addirittura chi ha pensato a un mondo di cannibali, in cui l’unica carne commestibile rimasta è quella umana: ecco un uomo imprigionato che aspetta il suo drammatico destino.

Sudo.

In cielo non c’è un raggio di sole.

La maglietta è intrisa di sudore. Le suole delle scarpe che calpestano le foglie secche.

Un uomo sta affilando una lama.

Il rumore di un osso che si spezza.

Qualcuno infine ha immaginato una guerra che si è scatenata per l’ultimo giacimento di petrolio rimasto, nascosto in Antartide: ecco un subacqueo impegnato a violare un oleodotto sottomarino.

Avevo un compito semplice: collegare il “risucchiatore”, riempire il deposito di petrolio e via… si torna in Francia!

Si è trattato di applicare le tecniche imparate dagli alunni in un paio di anni di laboratorio di lettura e scrittura, con le minilesson per la comprensione profonda del testo e quelle per la scrittura di testi efficaci e coesi, alla geografia. (8)

 

“La terra su cui viviamo ci ha sempre condizionato. – ricorda il giornalista T. Marshall – Ha influenzato le guerre, il potere, le vicende politiche e lo sviluppo sociale dei popoli che abitano attualmente quasi tutti gli angoli del mondo”, ma “chiunque può rendersi conto che la tecnologia sta piegando le regole ferree della geografia, trovando la maniera di passare sopra, sotto o attraverso alcune barriere”. (9)

 

  1. G.C. Pellegrini, Geografia diversa e preziosa. Il pensiero geografico in altri saperi umani, Carocci, 2007.
  2. I. Allende, Il mio paese inventato, 2003.
  3. B. Whestpal, Geocritica. Reale finzione spazio, Armando Editore, 2009.
  4. Wu Ming, Cantalamappa. Atlante bizzarro di luoghi e storie curiose, Mondadori 2015; Wu Ming, Il ritorno dei Cantalamappa, Mondadori, 2016.
  5. V. Mazza, Guerrieri di sogni. Storie e paesi che dovresti conoscere, Mondadori editore, 2018.
  6. F. Lorenzoni, S. Gomez, Quando gli animali andavano a piedi Orecchioacerbo, 2018; G. D’Annunzio, I pastori, 1903.
  7. Ph. Reeve, Capolinea per le stelle, 2015.
  8. Frammenti di composizioni della classe IIIA sec.1° grado, Jacopo della Quercia, Siena, a.s. 2018-19.
  9. T. Marshall, Le 10 mappe che spiegano il mondo, Garzanti, 2017.

 

 

Chiara Saffioti

Sempre indietro, in affanno, di corsa, in continua tensione verso la meta. Non sono una centometrista, forse più una maratoneta

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