Annotazioni sulla buona scrittura.

Annotazioni sulla buona scrittura.

 

Quando Helen verrà a prenderti di Mary D. Hahn

Si tratta di un breve romanzo di paura per il target middle grade. Infatti l’intreccio e la comparsa del fantasma sono prevedibili da subito e questo consente a un lettore molto giovane di non trovarsi a gestire scene inaspettate. Anche i personaggi non riservano sorprese: hanno interessi che li caratterizzano, rischiando talvolta di diventare macchiette. I due fratelli ad esempio non parlano mai del padre che non vive più con loro né di amici o altri parenti che frequentavano prima di trasferirsi. Manca profondità e questo va a favore della comprensione e del coinvolgimento da parte di lettori giovani e poco esperti. I due adulti restano troppo ingenui per tutto il libro, ripetono sempre il medesimo schema di comportamento. 

Mi concentro quindi sulla qualità dello stile perché l’autrice ha la capacità di dilatare le scene rendendole coinvolgenti senza puntare sullo splatter. Si tratta di un libro datato: sarà anche per questo? Comunque è sicuramente una qualità perché ormai da anni va per la maggiore fra i ragazzi l’equivoco secondo il quale racconto horror equivale a fiumi di sangue sulla pagina. Sottovalutano il fascino sottile di grandi autori classici e scrivono, di conseguenza, cose bruttissime che non fanno paura nemmeno un po’.

Ecco alcuni passaggi che vale la pena utilizzare come mentor di scrittura.

  • Incipit con alcune battute di dialogo che mettono in luce subito il cambiamento che sconvolge le loro vite (andranno a vivere in una vecchia chiesa da cui i genitori sono affascinati) e in cui vediamo i protagonisti tratteggiati con pochi dettagli: lei scrive una poesia, il fratello fa esercizi di matematica. Per tutto il romanzo i due resteranno su binari separati, lei fantasiosa e impressionabile, lui razionale. È un interno che può risultare a chiunque famigliare quindi coinvolge il lettore portandolo vicino ai due ragazzini.
  • Il narratore in prima persona entra al punto giusto nei pensieri di Molly, la protagonista, perché alterna senza pesantezza, senza indugiare tanto, percezioni sensoriali, dialoghi brevi, pensieri. Es. a p. 40: 

  • Ancora esempi efficaci di azioni intervallate a pensieri: p. 96: “Senza rispondere, montai sulla bici e cominciai a pedalare lentamente per inerpicarmi di nuovo su per la collina. Non mi interessava quello che pensavano Michael e il signor Simmons, io ero convinta che Helen esistesse veramente e temevo che avesse qualche potere su Heather. Per me era evidente che fossero collegate in così tanti modi…”.
  • A p. 90 si ripete un dettaglio in due momenti diversi di una scena e il modo in cui la protagonista percepisce il dettaglio rivela il suo stato d’animo: all’inizio ha notato “una mosca andare a sbattere contro il vetro” perché nella scena c’è un silenzio di imbarazzo e attesa. Poco dopo la mosca si dibatte “per trovare una via d’uscita” e Molly pensa “Anch’io sarei voluta scappare a gambe levate” a causa delle  informazioni inquietanti che ha saputo dalla bibliotecaria
  • Nei dialoghi viene aggiunto sempre un avverbio o un verbo forte, che connota le intenzioni e lo stato d’animo del personaggio. Es p. 91: 

. “Avvicinandomi… le chiesi..”: deve fare domande su fatti strani e non vuole farsi sentire da altri

“… rispose lei un po’ impaziente…” 

. “… un cipiglio le increspò la fronte. – A dire il vero…”

. “Mi sorrise e aggiunse: …”

. “… intervenne Michael. Dal suo tono di voce capivo…”: il verbo rende la concitazione del fratello.

. “…sorrise ancora e scosse la testa. “Vado… ”

  • Show don’t tell: i verbi di attribuzione nei dialoghi sono un veicolo molto usato dall’autrice per coinvolgere il lettore. Es. a p. 175, la scena all’apice della tensione: farfugliò, mormorò, gemeva, singhiozzò, ammutolì, sussurrò. 

Complessivamente, sono molto soddisfatta di avere trovato un romanzo di paura abbordabile e ben scritto, merce rara! Come mentor non ha particolari scene che lo rendono utile per il genere specifico ma sarà perfetto per la fiction in generale. A dimostrazione del fatto che una buona strategia di scrittura è tale anche se funziona a cavallo tra generi diversi. 

 

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