Solo il necessario. Solo l’Epica.

Solo il necessario. Solo l’Epica.

Riflessioni e storie di didattica a distanza.

Certo Achille, mentre inseguiva Ettore attorno alle mura di Troia, non pensava che un giorno si sarebbe parlato di lui attraverso uno schermo di Pc; tanto meno Enea, mentre rievocava con il cuore colmo di disperazione la caduta della sua città, si era preoccupato di spezzettare i contenuti perché funzionassero meglio durante una video lezione.

Forse l’epica ci appare lontana da questo mondo digitale in cui siamo stati proiettati senza chiederlo, ma in fondo non è così bizzarro che alcuni di noi siano ritornati lì in questo momento di incertezza: alle nostre sicurezze, alle nostre radici, a ciò che ci fa sentire uomini e donne oltre il tempo e lo spazio.

In questo breve contributo vogliamo raccogliere alcune esperienze sull’epica nel laboratorio di lettura in modalità a distanza.

ILIADE (Silvia)

Il 27 febbraio avevo assegnato come compito ai miei studenti quello di terminare lo storyboard delle “Nozze di Peleo e Teti”. Consegna: 5 marzo 2020. Mai avrei pensato di non ritrovarci seduti in cerchio la settimana dopo, come tutti i giovedì pomeriggio, a parlare di libri e storie.  

Inizialmente – ed in certi giorni anche ora – l’introduzione della didattica emergenziale a distanza mi ha mandato nel pallone. 

Come riprogettare il laboratorio? Come portare avanti non un ammasso di argomenti ma il senso profondo della nostra comunità di lettori e scrittori? Le risposte sono arrivate, ma non nell’immediato. Ogni volta che accedevo a facebook o aprivo la casella di posta elettronica venivo travolta da uno tsunami di stimoli accattivanti: tutorial di piattaforme ludico didattiche, attività coinvolgenti, proposte mirabolanti. Le guardavo e mi dicevo: “caspita! questo potrebbe piacere ai ragazzi! potrebbero davvero divertirsi!”. 

Credo di aver progettato la prima lezione dedicata all’Iliade su almeno 8 piattaforme. Nessuna di queste è stata condivisa in classe. Nessuna è stata proposta allo Staff di Italian Writing Teachers insieme alla richiesta di un feedback

Il fatto che non trovassi la spinta per chiedere al mio dipartimento del cuore un commento sul risultato delle mie fatiche 3.0 mi ha aperto gli occhi: non stavo mettendo il digitale al servizio della mia comunità di lettori e scrittori. Stavo rischiando di infilare in un frullatore mediatico i miei ragazzi e di provocare in loro ed in me l’amplificazione del senso di straniamento e scollamento dalla quotidianità che già sentivamo.

Il confronto diretto e quotidiano con Stefano, Daniela e con chi nello Staff si stava occupando di Epica ha confermato l’intenzione e la necessità che sentivo forte: quella di tornare all’essenziale e di mettere al centro il testo. Nell’epica c’è già tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Non ho quindi nulla di particolarmente accattivante da raccontarvi: Meet è diventata la stanza sul cui pavimento i ragazzi ed io ci siamo seduti per ascoltare versi, riscritture in prosa, e per discutere. Ho letto per loro, abbiamo sostato nel testo ogni volta ponendoci le stesse domande: 

  • Cosa racconta Omero? 
  • Come racconta il cosa? Quali parole, quali strumenti retorici utilizza?
  • Dove ci conduce attraverso i fatti che racconta? 
  • Cosa vuol dirci oltre la superficie del testo? Dove ci sta conducendo?
  • Come lo sappiamo?
  • Abbiamo già incontrato questi personaggi in altre storie? Cosa sapevamo già di loro? Cosa ci viene detto qui, di nuovo?
  • Come ci parla di ciascuno noi, l’Iliade?

A volte nel corso della discussione, a volte in chiusura, proponevo loro la ripresa di strategie note o l’approfondimento di strade che già avevamo percorso in classe durante le sessioni di lettura in presenza. Raramente ho introdotto novità. 

Ogni volta, solo al termine del collegamento, ho fornito loro un video di riepilogo utile al lavoro individuale sul taccuino che i ragazzi avrebbero poi condiviso in apertura della sessione di laboratorio successiva. 

Il digitale in questo viaggio è stato per noi un’ancora, un gancio a cui tenersi stretti per restare aggrappati al senso delle parole. Niente viaggi astrali. Niente orpelli. 

Solo il necessario. Solo l’Epica. 

 

ODISSEA (Daniela)

Nella mia programmazione di prima, l’epica è il regalo di fine anno, un modo per salutarsi dicendosi che l’anno successivo le opere più difficili che leggeremo saranno belle come le avventure di Ulisse e gli altri eroi. Quando ho iniziato con le colleghe a progettare il modo per avvicinare la letteratura nel RW, ci siamo interrogate su cosa significa fare laboratorio con un testo così particolare. I maestri americani non hanno opere tanto antiche da proporre, e per noi docenti di letteratura italiana la sfida era tutta da costruire, con la sperimentazione e il confronto fra noi. Da quella riflessione e dagli aggiustamenti successivi, le coordinate che mi guidano nel lavoro con la letteratura sono le seguenti: 

  • voglio far conoscere e gustare la bellezza di una lingua poetica desueta, in cui quasi ogni parola va indagata fino alla radice del significato, fino al confronto col testo originale;
  • ognuno di loro ha il diritto di fare l’esperienza del dialogo vivo con il testo classico, che attraverso i millenni continua a parlarci di uomini e donne con un sentire a volte simile al nostro, a volte profondamente difforme, e proprio per questo coinvolge ed emoziona ancora; 
  • immergerli nel ciclo del mito dove ogni storia si incrocia con le altre in un rimando vorticoso di personaggi, varianti, destini e profezie; un’iniziazione indispensabile per fruire in modo consapevole del patrimonio artistico e letterario europeo;
  • vivere con loro il fascino del racconto orale, come un cerchio intorno a un falò, ovvero l’origine ancestrale del bisogno di raccontarsi ed ascoltare i racconti degli altri, ciò che fa di noi esseri umani. 

Si tratta di obiettivi sicuramente ambiziosi che mi portano a dedicare sempre più di un mese di lavoro, cinque ore a settimana, a Iliade prima e Odissea poi. 

Uso i testi in versi, scegliendo quelli che si trovano sulle antologie ma anche altri, dato che mi prendo tutto il tempo che ci vuole per lasciarsi coinvolgere. Faccio per loro la parafrasi ma qui si ferma l’analogia con il modo in cui lavoravo prima di conoscere il RW. Infatti, molti episodi che non leggo in versi sono affidati a varie riscritture di autori viventi che hanno reinterpretato il messaggio e la potenza di queste storie archetipiche. Le abbiamo scelte in base alla qualità di tale riscrittura: alcune creano personaggi a tutto tondo quando invece Omero è molto asciutto; altre si focalizzano su una vicenda mostrandoci ad esempio il vissuto di un personaggio secondario; alcune sono romanzi completi, ed è affascinante scoprire che lo stile di un autore contemporaneo può farci apprezzare meglio il testo antico grazie alla sua capacità di sostare nella lacune e colmarle, senza risultare ridondante. Queste opere non puntano semplicemente all’attualizzazione dei personaggi, operazione che spesso si risolve, in una banalizzazione. Per capirci su come chiedo ai ragazzi di leggere le riscritture moderne posso dire che sì: ogni lettore impara strategie per portare il proprio vissuto a confronto col testo; ma no: questo non deve tradursi in banali confronti fra quando ci arrabbiamo noi e l’ira di Achille, per fare solo un esempio. Applichiamo al testo epico le stesse strategie di comprensione e analisi che nel corso dell’anno sono state efficaci per entrare in romanzi di autori viventi. La letteratura antica si inserisce nel RW a pieno titolo, anzi mi spingo a dire che il lavoro su tutta la letteratura contemporanea ha anche questa come finalità: preparare il terreno ad una godimento consapevole di opere così lontane dal nostro tempo.

Come sto affrontando in questi giorni nella DaD il mio percorso di epica? Come avrei fatto in classe: leggendo, chiedendo un confronto in plenaria quando serve, proponendo come Stefano e Silvia strategie consolidate o nuove per entrare nei diversi aspetti: personaggi, trama, lessico, temi. Leggo, racconto, ascolto le loro reazioni e fornisco feedback con l’obiettivo di rilanciare la discussione. Abbiamo dovuto giustamente contrarre il monte ore settimanale, quindi ho registrato per loro delle letture su cui lavoriamo nelle lezioni in sincrono. Mi sono trovata davanti comunque la meraviglia e il coinvolgimento che sempre vedo negli occhi degli alunni mentre leggo epica; sono intervenuti spesso i più fragili, che generalmente non si sentono competenti abbastanza per esprimere un’impressione. Nel disagio estremo di questa non didattica, sono soddisfatta almeno di aver trovato l’ennesima conferma che l’epica è un testo essenziale a cui abbiamo fatto bene a non rinunciare. 


ENEIDE (Stefano)

L’Eneide, per la sua stessa struttura e occasione compositiva, presenta sfide nel laboratorio di lettura che sono complesse anche in presenza, figuriamoci in DaD. Tuttavia ho sentito che il laboratorio mi offriva la libertà di poter sostare con calma sul testo, un testo che per altro è stato pensato dall’autore proprio per essere letto e non solo ascoltato: in qualche modo, dunque, perfetto per una lettura e una rilettura profonda.

Sovvertendo, in qualche modo, le “regole” del laboratorio ho letto con la mia classe prima di un istituto tecnico il proemio dell’opera a voce alta, senza proporre alcuna ML. Dopo una prima lettura, abbiamo concordato che capirne il senso era piuttosto arduo, e che la sintassi di Virgilio era molto diversa da quella di Omero, a cui ormai avevano fatto l’orecchio nella prima parte dell’anno. Perciò ho chiesto loro: quali strategie di comprensione potremmo adottare per comprendere meglio il testo? 

Dopo un po’ di discussione, abbiamo stabilito che le strategie potevano essere tre:

  • Visualizzazione. Concentrarsi durante la lettura sui verbi presenti nel testo, lasciando stare incisi e parentesi, e cercare di immaginare le azioni che i personaggi compiono.
  • Parole difficili. Quando incontriamo un termine che non ci è noto, lo segnaliamo con un puntino nel testo e lo lasciamo da parte, per chiederlo in un secondo momento all’insegnante. In questo modo non ci soffermiamo troppo sui termini ardui, rischiando di perdere il filo.
  • Inferenza lessicale. Nella condivisione, ciascuno propone i termini che non ha capito e prova a dare un’ipotesi del significato sulla base del contesto in cui si trova la parola o, se riesce, collegandola ad altri termini che sembrano affini. Se ne discute in gruppo, si ascoltano le ipotesi, e poi si consulta una fonte autorevole (il libro, il dizionario, il prof, non in ordine di autorevolezza). 

Questo modo di leggere è stato proficuo; abbiamo utilizzato le stesse tre strategie (non volevo in questa fase introdurne di nuove, mi sembrava interessante anche la possibilità per loro di sperimentare le strategie in presenza attraverso la distanza) per tutti i tre brani che abbiamo letto. 

Un’altra attività che ha funzionato è stata la curva dei sentimenti applicata al brano del duello di Enea e Turno, dal libro XII dell’Eneide. Avevamo già introdotto in precedenza la curva della storia, che i ragazzi hanno brevemente richiamato alla memoria. 

Ho chiesto loro di predisporre nel taccuino una curva, e di andare alla ricerca di tutti i sentimenti di Turno. Ho fatto questa scelta perché mi sembrava interessante riappropriarci della dimensione emotiva del testo, data la distanza tra noi; inoltre in questo brano Virgilio si concentra molto sui sentimenti di questo personaggio, che infatti appare diverso da come lo si era conosciuto in precedenza: in qualche modo ci sentiamo più distanti da Enea e parteggiamo per Turno. Si tratta di un ricalco dall’episodio di Ettore e Achille, evidentemente, anche se in questo caso non abbiamo motivi per sentirci dalla parte di Turno, che è l’antagonista vero e proprio. 

La ricerca dei sentimenti ha rivelato che il narratore ci “racconta” molto di Turno nella prima parte del brano: dalla paura del v. 889 al coraggio del v. 894, dall’ansia del v. 903 al dubbio, il disorientamento e l’insicurezza del v. 903; e così via fino al verso 930, in cui Turno spera di poter scampare alla morte. Secondo i ragazzi, lo spannung del brano va collocato proprio lì; perché poi, tranne per pochi accenni (la rassegnazione del v. 936, per esempio), dei sentimenti di Turno non si parla più. Nella discussione virtuale che ne è seguita, l’ipotesi che si è fatta strada è che Virgilio non fosse più interessato a farci sentire vicino il personaggio. Nella prima parte, infatti, aveva provato a raccontarci il suo mondo interiore, le sue emozioni, per farci intuire la sua complessità. 

Nel complesso un lavoro di questo tipo ci ha permesso di crescere sia come lettori sia di rinsaldare la comunità di interpretazione, che si era un po’ (un bel po’) allentata durante l’ultimo mese. 

Bibliografia

 

Silvia Pognante – A 6 anni è scappata da scuola perché voleva esplorare il mondo; qualche anno dopo ha scelto di abbracciare il mondo, ogni giorno, tra i banchi di scuola. Per crescere insieme a teste ben fatte mixa didattica analogica e digitale in una secondaria di I grado della provincia di Siena.

 

 

Daniela Pellacani  – Docente di lettere presso la Scuola secondaria di I grado G. Fassi di Carpi (MO), è cofondatrice insieme a Jenny Poletti Riz ed Elisa Turrini di “Italian Writing Teachers”. Studiosa in continua ricerca, svolge attività di formatrice sul Writing and Reading Workshop.

 

 

Stefano Verziaggi – Avevo due sogni: fare l’insegnante e scrivere. Il primo, intanto, l’ho realizzato. Lavoro presso l’Istituto Tecnico “G. Galilei” di Arzignano, collaboro con l’Università degli Adulti di Vicenza, tengo corsi di scrittura. Parlo di libri con i ragazzi e le ragazze in qualche club dei lettori.

Condividi


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *