Ricostruire la comunità a partire dai legami

Ricostruire la comunità a partire dai legami

Il racconto “Legarsi alla montagna”1 fa parte dell’opera Noi siamo tempesta (pp. 52-29), quella in cui Michela Murgia sceglie storie reali di imprese corali da tramandare in un genere di racconti in cui si mescolano nonfiction e fiction, informazioni reali dentro pensieri, dialoghi, stati d’animo immaginati. L’autrice in questo caso dà voce a vari abitanti del paesino di montagna in cui si realizza l’opera performativa Legarsi alla montagna di Maria Lai2: attraverso lo sguardo ed il racconto dei vari componenti di una famiglia e del loro vicino, emergono le difficoltà ad accettare di collaborare, le interpretazioni diverse che si attribuiscono alla proposta, i compromessi anche mentali faticosamente raggiunti, e ricaviamo informazioni sull’origine dell’opera, il suo compiersi, il suo significato. La proposta folle nell’intervento conclusivo viene definita «il ricamo della nostra comunità. Non è un ricamo perfetto, ma è il nostro ricamo, e anche se noi non lo vediamo sarà forse la montagna, che ci vede dall’alto, a capire quanto è meraviglioso il nostro disegno comune». 

Ho scelto di proporre la lettura del racconto in fase di accoglienza nella mia classe seconda, con gli obiettivi di ricreare la comunità di lettori e lettrici, riprendere le strategie di comprensione presentate lo scorso anno, in particolare riferite ai simboli e ai temi, ed introdurre quella nuova sul narratore.

Penso di partire dalla lettura esplorativa della pagina con il titolo illustrato (si veda l’immagine qui a lato) e riproporre le domande guida: cosa vedi?; cosa noti?; quali domande ti poni?.
Si potrebbe svolgere a coppie il lavoro di osservazione e annotazione con condivisione in plenaria.

La lettura del racconto potrebbe essere condotta con leggeri interventi di pensieri ad alta voce del docente per orientare nella comprensione, o – al termine di ogni “nodo”, cioè del racconto di ogni narratore – con condivisione di osservazioni. Data la struttura particolare, si impone per questo racconto la necessità di individuare con chiarezza i narratori. Dapprima si chiarirà con domande guida la differenza tra autore e narratore. Poi, con la strategia Chi è il narratore (cfr. Leggere, comprendere e condividere, p. 72), compileremo l’organizzatore grafico.
Si potrebbe dividere la classe in tanti gruppi quanti sono i narratori e affidare a ciascuno l’analisi di un narratore; poi ascoltando il lavoro dei gruppi, si compone la sintesi in plenaria.

Chi racconta?Quando racconta?Che caratteristiche ha?
I vari abitanti:
uomo, cugino della donna lasciata
figlia del primo narratore
madre anziana del primo narratore
moglie del primo narratore
figlio piccolo del primo narratore
vicino che ha lasciato la cugina del primo narratore
Raccontano uno di seguito all’altro come seguendo l’annodarsi del nastro, ma offrendo i loro punti di vista contemporanei.Ognuno ha età, carattere ed esperienze diverse, quindi un’idea diversa sulla proposta dell’artista.
(Per ogni narratore ci chiederemo: quanti anni ha? che caratteristiche ha?)
Lo capisco daLo capisco daLo capisco da
Ogni narratore si colloca nella rete familiare: “mio marito… mia nonna…”Raccontano tutti al presente, come nei pensieri che hanno in testa sulla questione.Ogni nodo ha il suo narratore in prima persona e il paragrafo contiene il punto di vista di ognuno.
Un esempio di organizzatore compilato

La ripresa della strategia nota sugli elementi simbolici (cfr. Leggere, comprendere, condividere pp. 132-137), potrebbe essere affidata come lavoro individuale a casa con confronto in classe il giorno seguente. 

elemento simbolicoche cos’è, a cosa servefunzione nella narrazionesignificato simbolico
nastrostriscia stretta e lunga di tessuto con cui è possibile legare più elementi, capelli, fiori…è l’elemento con cui si realizza l’opera d’arte passa di casa in casail nastro è la rappresentazione del legame tra gli uomini e con la natura 
casa
colore celeste

Per tirare le fila dell’attività, riproporrei in un lavoro a gruppi in classe o direttamente in plenaria la strategia di comprensione dei temi supportata dall’organizzatore Come un iceberg (Leggere, comprendere, condividere, pp. 143-145; di seguito un esempio compilato).

Naturalmente proporrò la visione dell’opera di Maria Lai nella sua realizzazione nel 1981 con un video dedicato all’evento artistico3.

A conclusione, si sceglierà una frase guida dal testo per rappresentarla su un cartellone corale: ci indicherà il percorso di classe come comunità basata su legami, non sempre facili, non perfetti, ma che disegnano il loro meraviglioso ricamo.

Note e bibliografia

1 – I riferimenti a questa opera sono ripresi dall’articolo di lancio della rubrica.
2 – Maria Lai è un’artista sarda famosa per le sue opere con fili e cuciture e soprattutto per la prima performance di Arte relazionale, “Legarsi alla montagna”, di cui Michela Murgia parla in “Noi siamo tempesta” e in “Morgana, storie di donne che tua madre non approverebbe” (podcast e poi libro scritto con Chiara Tagliaferri). 

3- La scheda dal sito Rai Arte, con un servizio dell’epoca. Per chi volesse, esiste una documentazione video più lunga della performance.

Michela Murgia – The World of Dot, Noi siamo tempesta. Storie senza eroe che hanno cambiato il mondo, Milano, Salani, 2019.

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