Decluttering alla Didattica

Decluttering alla Didattica

Salvare l’essenziale in una comunità (di lettori) alla ricerca di senso.

«Si dà comprensione di un concetto, di un’abilità,
di una teoria o di un campo del sapere,
quando l’individuo è in grado di applicare opportunamente
tale comprensione in una situazione nuova»

Howard Gardner

Avvertenza n°1: questa non è scuola 

Avvertenza n°2: questo non è WRW

Cinquantacinquesimo giorno di chiusura delle scuole in Veneto. Cinquantacinquesimo giorno passato a tendere fili di relazione, riannodarne di spezzati, a tessere con i miei alunni orditi e trame invisibili che legano tra loro case diventate all’improvviso un po’ rifugio, un po’ prigione. Quelli che “prof non ho giga”, quelli che “prof si vede il quaderno?”, quelli che “grazie di questa lettura, prof!”, quelli che “…” e poi, dopo giorni di silenzio, “eccomi prof!”. 

E sì, anche quelli che “…” e basta. Quelli per cui non dormi la notte.

Fisso il cursore che lampeggia da dieci minuti, cerco di mettere ordine in queste settimane, di trovare risposte a domande che mi faccio e mi vengono fatte e… trovo solo altre domande: “Chi tiene l’altro capo dei fili che stai tendendo è consapevole del loro senso? Li ritiene utili? Ne sta tendendo altri per conto suo? Ci sta facendo qualcosa? Li sta trasformando in qualcosa di nuovo?” e ancora “La scuola dell’emergenza come trasformerà la scuola della ripartenza?”. Quest’ultima domanda mi sta causando non poche notti insonni.

Nei momenti di crisi la mia risposta è sempre mettere le cuffiette, accendere una delle mie playlist a tutto volume e fare ordine, pulizia, salvare l’essenziale. Ecco, per acquietare il turbine delle mie domande notturne vale la pena fare un po’ di DAD: Decluttering Alla Didattica.

Fin dai primi giorni di separazione le mie priorità sono state quattro:

  • riunire e rassicurare i miei alunni, farli sentire partecipi di un percorso da costruire insieme partendo da strumenti e routine noti;
  • (ri)costruire una comunità di persone, di cui un’adulta e ventidue adolescenti, prima stupite (la componente adolescente anche divertita, per fortuna) e poi sempre più smarrite e spaventate;
  • curare e ricalibrare il carico cognitivo individuale scomponendo ancor di più le richieste, modellando il loro agire con il mio e mostrando come organizzare e seguire il proprio ritmo di lavoro;
  • promuovere l’esplorazione autonoma di percorsi di senso, in modo che l’apprendimento risulti significativo anche e soprattutto in un contesto segnato dall’indeterminatezza del tempo tanto quanto dalla limitatezza degli spazi.

 

Nel lavoro che sto faticosamente portando avanti con la terza questi punti fermi si sono concretizzati in un percorso a cavallo tra lettura e scrittura, un percorso che man mano che procedevamo, grazie ai feedback che coglievo dai ragazzi, è diventato un momento importante del laboratorio di lettura triennale, un modo per raccogliere le strategie apprese e passare a piccoli passi dal noto al nuovo, incoraggiando gli studenti a battere da soli sentieri tra racconti, romanzi e albi illustrati, alla ricerca di un senso, di una chiave di interpretazione della loro esperienza.

 

Traccia 1: “All together now!” (The Beatles)

Nel momento in cui mi trovavo a ripensare le attività da proporre ai ragazzi ero certa di alcune cose: volevo far sentire loro che “avevo un piano” (o meglio un canovaccio da completare insieme), che niente di quello che avevamo seminato sarebbe andato perduto, che potevano contare su di me come “spacciatrice di storie”, sulla nostra comunità come luogo di condivisione e sulle routine apprese come rete di sicurezza. 

In pratica:

Letture ad  alta voce della prof

Attività proposta

  • Il pericolo di un’unica storia, Chimamanda Ngozi Adichie (Einaudi 2020)

4C (Routine da Making Thinking Visible): Connessioni, concetti-chiave, criticità, cambiamenti

Perché:

Per riannodare i fili con le letture e i ragionamenti fatti nella prima parte dell’anno utilizzando una lettura sfidante come “ponte”.

Per rassicurare attraverso routine consolidate che ormai fanno parte della  cassetta degli attrezzi dei miei alunni.

Letture: 

Argomenti interdisciplinari: 

Strategie e routine:

  • Leggere con occhio… da lettore/da scrittore (mio organizzatore grafico)
  • 4C (da Making Thinking Visible)
  • Routine di comprensione del lessico dal contesto 

 

Traccia 2: “Smells like teen spirits” (Nirvana)

Chi visita una classe impegnata nel Reading Workshop rimane colpito dalla vitalità, dall’entusiasmo con cui i ragazzi imparano a esprimere le proprie riflessioni, entusiasmo che si  unisce al rigore direi “filologico” del continuo rimando al testo e alla sfida di connettere le letture tra loro, con il mondo e con l’esperienza personale.

Panico. Come ricreare almeno un’eco della comunità impegnata a negoziare i significati di un racconto o di una poesia? Come riuscire a passare dal thinking talking alla discussione guidata dagli studenti attraverso uno schermo? No. Prima ancora: come far sì che tutti, non uno di meno, facciano sentire la loro voce?

Anche in questo caso ci è venuto in aiuto uno strumento che è ormai noto, parte importante dei rituali della classe: il taccuino vagabondo, questa volta  in formato digitale (Padlet).

Il taccuino condiviso possiede il vantaggio prezioso del modeling (della docente e tra pari) ed è una palestra di ascolto attivo e democrazia: invita il lettore a soffermarsi sulle parole degli altri, a cogliere in esse spunti di riflessione e a rilanciare il dibattito integrandole nel proprio ragionamento per accoglierle o confutarle.

In pratica:

Letture ad  alta voce della prof

Attività proposta

  • L’ultima notte, Gabriele Clima (in AA.VV, Identici, Salani 2019)

Padlet vagabondo 

Perché:

Per ricostruire la comunità di lettori e incoraggiare a rivedere le proprie interpretazioni alla luce di quelle altrui.

Per sostenere i lettori meno esperti con  le riflessioni dei compagni, rendendo l’inclusione concreta perché invisibile.

 

Traccia 3: “Check my brain” (Alice in Chains)

Tra tante insicurezze in questi mesi ho avuto dalla mia una certezza: aver lavorato per tre anni, ogni giorno, sulla metacognizione e l’autovalutazione ha reso i miei alunni molto autonomi e consapevoli dei loro processi di apprendimento e gestione del lavoro. 

In questi tre anni si sono abituati a pianificare, a rendere conto a se stessi prima ancora che a me delle attività svolte attraverso vari strumenti (process paper dei pezzi scritti, autobiografie metacognitive, organizzatori grafici del pensiero), a contrattare le scadenze in  base al loro ritmo di lavoro. 

Per  i ragazzi più fragili un utile palliativo è stato il mio feedback tempestivo a ogni loro “cenno di vita” tramite Telegram, prima ancora che Classroom. 

I miei vocali li hanno accompagnati (alcuni di loro forse direbbero “tormentati”…) passo passo sia nella gestione di questioni tecniche (come scansionare e caricare un compito in piattaforma?), che organizzative (come suddividere il compito complesso in tappe gestibili e sostenibili?) ed esistenziali (è giusto fermarsi ad attendere la propria anima, come fa il protagonista de “L’anima smarrita” di Olga Tokarczuk,  o è meglio andare a cercarla?).

Per rafforzare le competenze metacognitive dei ragazzi e contemporaneamente portarli a riflettere su alcuni ragionamenti fatti durante le nostre letture (nelle ore di italiano, ma anche di storia e geografia) ho proposto loro altre routine e strategie già note da applicare in un contesto nuovo.

In pratica:

Letture ad  alta voce della prof

Attività proposta

  • La prima volta che ho visto il mare, Antonio Ferrara (in AA. VV. La prima volta che, Il Castoro, 2016)

Connessioni con il mondo

  • Paura, Guido Sgardoli (in AA. VV Parole Fuori, Il Castoro, 2013)

3-2-1  (Routine da Making Thinking Visible): Tre parole, due connessioni, una similitudine

  • La prima volta che ho fumato, Francesco D’Adamo (in AA. VV. La prima volta che, Il Castoro, 2016)

Connessioni con il mondo

  • Rifugi, Emmanuelle Houdart, Logos 2014

Annotazione libera

  • L’anima smarrita, OlgaTokarczuk – Joanna Concejo, Topipittori 2017

Annotazione libera

Perché:

Connessioni con il mondo:

Per aiutarli a far emergere conoscenze pregresse (derivanti da loro esperienze e letture e da quanto incontrato in classe negli anni precedenti) e competenze (comprensione di un racconto con turning point finale, consapevolezza culturale e imparare a imparare) 

3-2-1:

Per aiutarli a riflettere su diverse situazioni di incertezza (vissute dai protagonisti dei racconti) cercando punti di contatto e risorse (più o meno impreviste)

Annotazione libera:

Per prepararli al lavoro successivo, in cui sarebbe stata fondamentale la loro capacità di collegamento e riflessione.

 

Traccia 4: “Learning to fly” (Pearl Jam)

Aver ripreso e consolidato a distanza routine e strumenti noti ci ha permesso, al termine del percorso, di dedicarci ad un tassello che ancora mancava nella parte del laboratorio finalizzata allo scrivere di libri: il commento letterario comparativo (un commento in cui vengono presi in considerazione due o più testi e paragonati dal punto di vista stilistico e/o tematico). Parlo al plurale perché, ancor più che in classe, ho guidato i miei lettori/scrittori lungo tutto il processo, modellando e facendo scaffolding tanto sulla scrittura del commento quanto sulla metacognizione che l’ha accompagnata (tramite una biografia del pezzo orale, condivisa via Telegram). 

I ragazzi hanno dovuto mettere in pratica le loro competenze in una situazione nuova (non solo a loro ma anche a me, purtroppo), ma hanno tentato il volo con una prof-copilota che, per quanto incerta e a volte decisamente in ansia, credo sia riuscita ad infondere loro il coraggio necessario.

In pratica:

Attività conclusiva del percorso

Qui la consegna

Qui un lavoro di prescrittura di Matilde

Qui il commento di Mattia

Note:

I principi da cui sono partita sono  stati:

  • tempi dilatati, individualizzati ed eventualmente rinegoziati (un’alunna ha consegnato con una settimana di anticipo rispetto alla data concordata, quattro devono ancora consegnare), con due tappe intermedie di valutazione in itinere e consulenza (durante le videolezioni sincrone a piccolo gruppo e via Telegram)
  • scomposizione del compito in passaggi ben distinti, a loro volta scomposti ulteriormente (soprattutto per quanto riguarda il processo di scrittura vero e proprio)
  • recupero di routine di lavoro e strategie di comprensione del testo e scrittura affrontate nel triennio (ad esempio ricerca dei temi in un’opera letteraria, “Salta dentro/Salta fuori”, organizzatori grafici per la prescrittura, lavoro sullo stile )
  • rafforzamento del modeling sia attraverso un commento scritto da me che attraverso thinking talking (sempre via Telegram e durante le “video-consulenze”)
  • valorizzazione dell’autonomia, dello spirito di iniziativa e della capacità di riflettere su processo e prodotto.

 

Bonus track: “Man in black” (Johnny Cash)

Ho scritto di questo percorso perché continuo a credere nell’importanza della condivisione, soprattutto in tempi difficili. Ho scritto perché per me scrivere sul mio lavoro è un’altra forma di decluttering, di ripensamento dell’essenziale. Questo pezzo però è stato il più faticoso a cui io abbia mai lavorato, la gestazione è stata lunga, i ripensamenti tanti. 

Non solo perché credo che il WRW sia altra cosa e che quello che facciamo a distanza sia l’ombra della sua ombra,  ma soprattutto perché credo che la scuola sia altra cosa. 

Siamo in un’emergenza, e “manzianamente” “faccio quello che posso” con gli strumenti che ho.

Il mio obiettivo non è (tanto) fare scuola, è (ri)costruire e mantenere la relazione utilizzando canali (la lettura e la scrittura) che io e i miei alunni conosciamo, consapevole che è in questo nostro continuare a tessere che risiede, se pure c’è, l’insegnamento.

Vorrei poter essere ottimista, vorrei “indossare un arcobaleno ogni giorno, e dire al mondo che tutto va bene”, come il mio Johnny Cash. Temo però che tempi difficili ci attendano, in un certo senso ancor più difficili dei mesi che stiamo vivendo, e credo che stia a noi tutti, docenti e non, vigilare perché l’emergenza non diventi normalità e dar vita ad un dibattito aperto e democratico sul significato di “fare scuola” che riparta dall’essenziale, dalla relazione che, se non viene costruita in presenza, si sfalda nella distanza.

“But I’ll try to carry off a little darkness on my back,

‘Till things are brighter, I’m the Man In Black”

(Johnny Cash)

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