Il Decalogo di Schio – Storie buone e coraggiose

Il Decalogo di Schio – Storie buone e coraggiose

 

Seconda puntata del “Decalogo di Schio“: la parola a Marco Magnone

Prima di tutto un buon libro per me non deve, ma può. Sono tante e diverse infatti le strade che portano a una buona storia, senza contare che l’idea stessa di buona storia ha dentro di sé tanto di soggettivo. E che ognuno di noi, in momenti diversi della propria vita, cambia i criteri con cui riconoscere le buone storie dalle altre, quasi senza nemmeno rendersene conto.

Detto ciò, personalmente credo che una buona storia possa essere una storia coraggiosa. E quando penso al coraggio, non posso non pensare a L’ultimo cacciatore, di Davide Morosinotto. Per tantissimi anni la narrativa per ragazzi, soprattutto in Italia, è stata circoscritta da una serie di stereotipi, tanto difficili da attraversare che in confronto farsi una gita in Corea del Nord sembra una passeggiata. Penso a tabù invalicabili come parlare di sesso, violenza, politica o derogare all’obbligo di lieto fine. Per fortuna negli ultimi anni qualcosa sta cambiando anche da noi – pur con il solito ritardo rispetto ad altre tradizioni, come quella anglosassone, ma penso anche alla Germania o alla Francia. Però, fino a questo momento, nessun libro come il romanzo di Davide mi ha dato l’impressione di piazzare l’asticella della sfida ai lettori e alle lettrici a un punto tanto alto. Siamo in piena preistoria, con un gruppo di ragazzi che si trova sulla soglia del diventare adulti grazie a una caccia che cambierà per sempre le loro vite. E in questo mondo Davide non fa nessuna concessione di sorta. C’è tanta avventura sì, ma non per intrattenere, quanto per mostrare il dolore e le difficoltà di perdere tutto. Ci sono amori e amicizie che nascono e muoiono, certo, ma non per trovare una consolazione. Piuttosto, per dare ai protagonisti qualcos’altro, che potrebbero prima o poi perdere. Ecco, se esistono i libri ponte in grado di accompagnare i giovani lettori verso l’età adulta e la complessità del mondo con tutte le sue ombre, L’ultimo cacciatore mi pare possa essere preso a esempio.

A proposito di libri ponte, il secondo libro che secondo me può essere considerato una buona storia è un romanzo che sta dall’altra parte, nel campo della letteratura senza etichette. Si tratta di Una questione privata di Beppe Fenoglio. Un grande classico che di solito non è considerato per ragazzi, ma che secondo me è in grado come pochi altri di far emergere l’umanità del protagonista, Milton, nel suo essere preso in mezzo tra due forze apparentemente inconciliabili. Da una parte c’è il richiamo dei propri doveri – il dover essere un buon partigiano, causa in cui crede con tutto se stesso – dall’altra il poter essere semplicemente un giovane innamorato. In cerca della verità sul suo unico, grande amore, senza il quale tutto il resto, gli ideali della Resistenza, la difficoltà di sopportare gli orrori della la guerra, forse perderebbe di senso. Ecco, per queste ragioni, Una questione privata di Beppe Fenoglio è un buon libro perché non è un libro a tema, non vuole raccontarci perché i fascisti erano cattivi e i partigiani buoni (questo dovremmo averlo già capito ampiamente), ma è un libro privato. Su un ragazzo, che non dà lezioni ma pone una domanda: tu, al posto mio, che cosa avresti fatto?

 

Marco Magnone è nato ad Asti nel 1981. Da anni si dedica alla letteratura per ragazzi. È autore di saggi e romanzi tra cui, pubblicati da Mondadori, La mia estate indaco, Fino alla fine del fiato e, insieme a Fabio Geda, Il lato oscuro della Luna e due fortunate saghe: “Berlin” e “I segreti di Acquamorta“.
Insegna alla Scuola Holden di Torino, è socio del festival Mare di libri e collabora a diversi progetti di educazione alla lettura.

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