La poesia che c’è in me: un percorso in terza primaria

La poesia che c’è in me: un percorso in terza primaria

Comporre una poesia in terza primaria si può!

Nel suo In the middle Nancy Atwell sottolinea quanto la poesia sia il genere più vicino ai ragazzi, per l’immediatezza, la densità delle parole, per i tempi ridotti di produzione e la possibilità di revisione veloce.

La mia prima sperimentazione del metodo inizia quindi con un laboratorio di scrittura legato alla poesia.

Scelgo questo percorso perché mi sembra abbastanza breve, facilmente modificabile in corsa, con una fase di immersione ricca e una fase di scrittura con tempi ristretti e quindi al momento adatti ai miei alunni di terza.

Così ci immergiamo nella poesia, leggendone diverse in due sessioni da un’ora: alla fine chiedo di scegliere quella che per qualche motivo ha attirato la loro attenzione, facendo nascere qualche emozione.

Preparo ad ognuno la poesia prescelta, la leggono individualmente più volte, inserendo i loro commenti e legando insieme con linee colorate parole che secondo loro possono avere un collegamento (rima, significato simile, stessa categoria grammaticale….).

Prima di cominciare questa attività faccio vedere come ho lavorato io su una poesia, giocando con i colori e con le parole: leggo i miei commenti e quindi invito loro a fare altrettanto, senza dare indicazioni in merito a ‘cosa scrivere’.

L’effetto grafico del mio foglio in quel momento mi sembra sufficiente per far capire loro che avrebbero potuto manipolarla un po’ come volevano, per avvicinarsi ad essa e conoscerla più da vicino. 

Con questa attività cominciano a sperimentare l’entrare in relazione con il testo per una riflessione più profonda: negli anni precedenti le letture di poesie erano sempre state seguite da brevi discussioni guidate, quindi nessuno di loro aveva mai lavorato individualmente su un testo per trarne informazioni o approfondire alcuni aspetti.

L’obiettivo quindi, oltre a quello di prendere dimestichezza con la struttura della poesia, è quello di curiosare all’interno del testo affrontato in modo assolutamente individuale. Dal mio punto di vista offrire questa possibilità di leggere e commentare in modo unico e originale un testo avrebbe dato loro maggior sicurezza e motivazione anche nello scrivere successivamente qualcosa di autentico, legato alla loro esperienza e al loro vissuto. 

Condividono in seguito a coppie il loro lavoro, mostrando e leggendo al compagno quello che hanno scritto e disegnato; poi ognuno sceglie cosa condividere con la classe: solo in questa fase mi concentro sul fornire loro delle categorie, tirando le somme e commentando quanto è emerso dalle loro riflessioni sul testo (“hai trovato una rima, hai scritto cosa ti faceva venire in mente quella poesia, hai collegato parole che secondo te stavano bene insieme….”).

Allora riflettiamo insieme: quello che sono riusciti ad identificare da soli è sempre significativo per il mestiere dello scrittore, alcune scoperte al momento ci risultano più utili di altre.

In particolare:

  • parole che contengono gli stessi suoni o fanno rima 
  • parole che descrivono emozioni
  • parole/espressioni/frasi ripetute
  • parole che evocano un ricordo personale
  • parole a  fine verso

Con ‘Arrivederci fratello mare’ di Nazim Hikmet, nella lezione successiva, ripeto lo stesso lavoro, sempre partendo dalla mia attività su questa poesia.

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po’ della tua ghiaia
un po’ del tuo sale azzurro
un po’ della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.

Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino mare
eccoci con un po’ più di speranza
eccoci con un po’ più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.


Dalle loro riflessioni, mi aspetto quindi commenti, osservazioni e ricerche di parole più mirate e legate alla comprensione profonda della poesia, in linea sia con il proprio vissuto sia con le indicazioni fornite.

Prima di far commentare loro il nuovo testo, quindi, aggiungo un ‘filtro’, le categorie di analisi emerse nella discussione della lezione precedente: mi pare in questo modo di offrire  una direzione al lavoro,  secondo quello che ritengo significativo per loro rispetto all’analisi di una poesia.

Nel rileggere, approfondire e commentare le poesie, voglio che riescano anche a catturare qualche parola o pensiero per poi sfruttarlo nella fase di scrittura.

Chiedo quindi qualche breve annotazione sul taccuino: una parola rimasta impressa, la parte più emozionante, cosa è venuto in mente leggendo la poesia, la coppia di parole più preziosa…

Dopo due sessioni da un’ora di immersione e due, sempre di un’ora, di manipolazione di poesie è finita la prima settimana e sono passata alla seconda parte del laboratorio.

Prima però di passare alla scrittura, ho pensato anche di utilizzare la tecnica della poesia a schema fisso perché, oltre a fornire una struttura già definita, in cui incastonare le proprie parole preziose, rappresenta in questo momento una bella “pacca sulla spalla” al loro senso di autoefficacia.

Chiedo quindi di lavorare sulla poesia ‘Ho l’estate’ di Giusi Quarenghi con questa strategia: la considero un simbolico trampolino di lancio verso lo scrivere poesia, perché toglie anche le inibizioni fisiologiche legate al confrontarsi con una struttura in versi.

Ho l’estate tra le mani,
un’anguria a fette larghe

Ho l’estate nelle gambe
sfido il vento e corro via

Ho l’estate sotto i piedi
è sdraiata dappertutto

Ho l’estate nella testa
sogni lunghi e sere chiare

Ho l’estate nella gola
ha sapore di gelato.

L’indicazione è di mantenere solo l’anafora (in grassetto), aggiungere una parte del corpo (es. tra le mani) nello stesso verso e far seguire un verso di spiegazione (un’anguria a fette lunghe).

Le loro elaborazioni vengono condivise e componiamo una poesia di classe mettendo insieme i più bei versi di ognuno di loro.

Solo dopo questa prima sperimentazione, faccio il punto con loro di questa prima parte di immersione e prescrittura.

Mi sembra infatti il momento giusto per porre loro la domanda che ci avrebbe portato alla seconda fase del laboratorio: quali sono le caratteristiche della poesia?

Prima a coppie e poi insieme condividiamo e definiamo che cosa, secondo noi, rende tale una poesia.

I bambini hanno letto mentor a sufficienza, raccolto idee e riflettuto sulle caratteristiche del testo: sono pronti per scrivere!

Invito loro a sfogliare i taccuini alla ricerca di qualcosa di interessante; prima però leggo loro la mia poesia, scritta usando un semino dell’estate appena trascorsa.

Mostro gli step della mia produzione: ricerca del semino nel taccuino, prescrittura con lo schema a ragno, bozze e pezzo finito.

Mi soffermo sul mio schema a ragno: nel corpo del ragnetto ho riportato il semino che avevo scelto dal taccuino e nelle zampe tante idee emerse in modalità brainstorming.

Ognuno ora ha il suo ragnetto in fotocopia dove può fare la stessa cosa: al centro scriverà il semino e sulle zampine parole/pensieri/eventi/emozioni che emergono in relazione al semino stesso.

Chiedo di  evidenziare le zampine che vogliono usare nel loro testo.

Possono cominciare la prima bozza!

Mi interessa che passino dal brainstorming sulle zampe a qualche riga sul foglio di bozza: il mio obiettivo quindi in questo momento del laboratorio è fare in modo che le loro idee vengano valorizzate nell’essere scelte e tradotte in frasi di senso compiuto.

Il passaggio dalla scritta sulla zampa alla frase sembra banale: in realtà per molti bambini è ancora presente la difficoltà nel potersi esprimere sulla carta con fluidità e scioltezza,  senza il filtro della paura dell’errore o dell’inadeguatezza rispetto al compito.

Tutti quindi osservano la loro prima bozza con entusiasmo ma anche con tanti punti di domanda: riflettiamo sul fatto che le frasi singole, oltre ad essere scollegate, non hanno ancora la forma in versi.

Servono ora i  trucchi del mestiere per trasformare questa prima produzione in poesia!

Per la creazione dei versi dedico una minilesson: leggo nuove poesie, valorizzando il silenzio a fine verso e in seguito loro provano a suddividere in versi una poesia esistente. 

Ecco il teaching point per la revisione della prima bozza: suddividere le frasi in versi.

Focalizzo inoltre la loro attenzione su altri aspetti, oltre all’utilizzo delle barre per suddividere in versi: utilizzo della punteggiatura e delle maiuscole, eliminazione, aggiunta o modifica delle parole che non funzionano. Prendiamo in considerazione questi ultimi aspetti nella revisione della seconda bozza, anche se non con singole minilesson.

Essendo alla scuola primaria e adottando l’approccio del WRW per la prima volta, ho costantemente mediato tra il bisogno dei bambini di vedere il lavoro finito e l’affinamento delle capacità di resistenza, rispetto al continuare a lavorare su un testo anche per più giorni, prima di vederlo finito.

La Wood Ray parla proprio di lavorare sul rafforzamento della ‘stamina’ (il rimanere su un compito) fin dal primo anno della scuola primaria per sviluppare la capacità di stare nel processo, senza aspettarsi subito il prodotto finito per valorizzarne solo il risultato.

Negli anni precedenti, la scrittura di un testo e la sua revisione si limitavano ad una lezione di due ore al massimo. I bambini erano in seconda, i loro testi erano brevi e la mia didattica in merito non era arricchita ancora della conoscenza del WRW!

Decido quindi di cominciare a sviluppare questa capacità di stare dentro al testo in modo graduale e anche motivante.

In questo percorso di scrittura, dedico due lezioni alla revisione del testo: consapevole del fatto che siano poche, ritengo però che due settimane (con quattro sessioni in ognuna) in totale per un percorso di scrittura di poesia siano sufficienti per cominciare.

Tra immersione (due sessioni da un’ora), commenti alle poesie, struttura a schema fisso e prescrittura (quattro sessioni da un’ora), revisione ed editing (due sessioni da un’ora) mi sono servite tutte.

Posticipo solo la celebrazione nella settimana successiva.

Avvio anche, durante le sessioni di scrittura, le prime consulenze, limitandomi però a girare per i banchi e seguendo coloro che alzano la mano, per ascoltare le loro domande e fornire qualche chiarimento. Essendo poi la prima esperienza, molti dubbi riguardano routine non ancora consolidate (Che penna uso? Va bene se scrivo sotto le zampine? Posso usare questa parola?…).

Alla fine dell’attività annoto brevemente gli argomenti delle consulenze, anche se non in maniera individuale: al di là della lacuna metodologica mi sembra utile mettere nero su bianco quanto emerge in questi momenti per progettare poi le attività future e avere elementi per la valutazione.

Nella fase di editing chiedo loro di seguire il cartellone con le caratteristiche della poesia e di assicurarsi di averle rispettate tutte. Hanno anche a disposizione le stesse caratteristiche sotto forma di checklist, da spuntare.

È nata alla fine, a testi ultimati, una mini rassegna letteraria: sono state lette le poesie di tutti e ognuno ha votato la sua preferita.

L’attenzione rimane ai massimi livelli, forse anche per la brevità dei testi letti.

Il silenzio accogliente permette a tutti di ascoltare. Alcuni bambini si commuovono e questa è la prova che questo percorso è proprio quello di cui avevano bisogno: utilizzare la scrittura per esprimere il loro mondo interiore.

Un percorso di scrittura di due settimane rappresenta una buona scelta per iniziare.

Ci si focalizza su pochi aspetti, gestendoli in modo abbastanza sereno:

  • progettazione iniziale abbastanza contenuta
  • tempi snelli di scelta dei testi mentor
  • attività di modeling su commenti e ricalco di semplice attuazione (e progettazione)
  • minilesson mirata per la revisione
  • consulenze (pur non sistematiche) abbastanza semplici da gestire in termini di indicazioni da dare
  • condivisione finale dei testi di breve durata

I bambini, come dicevo sopra, sperimentano la possibilità di rimanere su un testo per più tempo rispetto al solito, rimaneggiandolo e apportando cambiamenti che loro stessi ritengono significativi. Quest’ultimo aspetto per me è un viraggio completo rispetto alla revisione dei testi che facevo con loro in passato: grazie alla minilesson sull’uso dei versi, per esempio, la loro revisione si concentra solo su questo aspetto.

Avere la possibilità di sapere dove andare a parare con la revisione è al momento uno degli aspetti del metodo che trovo più gratificante, sia per me sia per loro.

I bambini si concentrano su un aspetto, solo quello. Lo conoscono da vicino attraverso i mentor e il mio modeling, quindi provano. Hanno immediatamente il feedback – dal loro mettersi in gioco nello sperimentare – di quanto siano riusciti o meno a modificare e rielaborare il loro testo secondo ciò che hanno sentito o visto. Questa prima forma di consapevolezza dell’aver canalizzato le energie per un miglioramento del loro testo, secondo indicazioni precise, ha sempre a che fare con l’aumento della loro capacità di resistenza nello stare nel processo. Perché hanno un orientamento, una struttura entro la quale muoversi, non sono più disorientati di fronte al loro foglio di brutta da rileggere senza sapere bene dove mettere mano per migliorarlo.

L’immersione li colpisce e li coinvolge: nei mesi successivi chiedono la scrittura e la lettura ad alta voce di poesie. Molti, tempo dopo, in un’indagine all’interno del laboratorio di lettura sulle loro abitudini come lettori, indicano la poesia come uno dei loro generi preferiti.

Conto di ripetere, in questo anno scolastico, un laboratorio di scrittura sulla poesia, concentrandomi in particolare sull’affinamento metodologico del momento delle consulenze, in particolare:

  • fare consulenze individuali ad ognuno
  • mantenere le tempistiche adatte alla singola consulenza
  • annotare individualmente le difficoltà incontrate e le domande poste
  • fare domande significative con la consapevolezza della direzione da prendere nel corso della consulenza
  • offrire spunti o risposte solo dove è necessario ovvero permettere ai bambini di diventare parte attiva della soluzione

E poi, più di tutto, conto di non dimenticare Nancie Atwell, che sulle consulenze offre indicazioni approfondite e precise ma ribadisce (pag. 213, In the middle):

Be patient with kids and yourself. Writing is a slow-growth process.

 

Ringraziamenti

Nulla di tutto questo avrebbe preso forma senza i pomeriggi passati a progettare con le colleghe Elisa Borroni e Sonja Zecchin alle quali va il mio affettuoso ringraziamento.

Bibliografia:
Nancie Atwell, In The Middle, Heinemann
Katie Wood Ray, Writing Right from the Start: the Primary Writing Workshop
Livio Sossi, Cieli bambini, Secop edizioni

 

 

Serena Pessotto

In provincia di Pordenone, vivo e insegno alla primaria. Elementi costanti delle mie giornate sono i libri, la consapevolezza e tutto ciò che è olistico. Dal 2014 tengo corsi di formazione agli insegnanti su mindfulness e benessere personale e scolastico.

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