Il metodo “Tell me” di Aidan Chambers e il Reading workshop per insegnanti lettrici

Il metodo “Tell me” di Aidan Chambers e il Reading workshop per insegnanti lettrici

Sono sullo sgabello e davanti ho i 24 alunni di prima seduti in terra. Ho spiegato la minilesson su come il setting può influenzare una storia e ora vorrei applicarla a Le memorie di Adalberto, che leggiamo ad ogni sessione. Ragiono davanti a loro ad alta voce: – La nostra autrice non mette descrizioni dei luoghi o della casa. Non capiamo se Adalberto vive in una grande o piccola città, non capiamo se è ambientato 20 o 50 anni fa. Non ci sono i cellulari quindi non è oggi, ma per il resto credo che Angela Nanetti abbia proprio deciso di trascurare i dettagli del setting. Mi chiedo se questo rende più povero il libro e che influenza ha sulla storia.

Alessandro: – A me piace di più perché spesso le descrizioni sono noiose e così invece non si interrompe e sappiamo subito cosa succede e cosa pensa Adalberto.

Giulia: – Per me ha deciso di non descrivere il setting così noi possiamo immedesimarci meglio. Ci possiamo mettere casa nostra oppure inventarcelo completamente ma lo decidiamo noi mentre leggiamo, nella nostra testa. Anche i personaggi non sono descritti tanto, a parte Adalberto, secondo me sempre per lasciare libera la nostra fantasia.

Francesca: – Mi sembra giusto quello che dice Giulia, che usiamo di più la nostra fantasia, ma anche l’idea di Alle cioè che così si concentra sui fatti. Ma secondo me sono insieme le due cose: senza le descrizioni, noi ci concentriamo di più sul personaggio. Non è detto che mi immedesimo ma comunque riesco meglio a capire quello che pensa, che fa eccetera perchè non sono distratta.

Il rapporto di noi insegnanti con la lettura: quanto vorremmo riuscire a “trasmettere” questa passione! Avete mai provato a descrivere il processo che ha fatto di voi delle lettrici? Esiste un modo stimolante di lavorare su un libro?

Uno dei capisaldi del Writing and reading workshop è il coinvolgimento autentico del docente nelle attività che propone: spesso i mentor text che offriamo sono le nostre bozze o pagine del nostro taccuino. Ma la passione per la lettura… ci sono gesti che possiamo mostrare esplicitamente ai ragazzi? Come modellare il comportamento di un lettore durante le sessioni in classe? Il Lettore infinito chiarisce che se volete crescere dei lettori, la strada è il laboratorio di lettura.

Le neuroscienze documentano ampiamente la necessità di progettare a scuola un lavoro efficace e pervasivo sulla lettura: il termine che oggi tutti conoscono, analfabetismo funzionale, non era di moda all’epoca dell’uscita de Il lettore infinito ma lo si legge tra le righe in più di un passaggio:

“Dal momento che ogni lettura si basa su quello che il lettore ha già letto in precedenza, maggiore è la varietà di parole, frasi e testi già in archivio, maggiore sarà la capacità di decodificare un nuovo testo” (p. 87).

“Parlare in modo competente dei libri che abbiamo letto è già in sè un’attività di valore, ma è anche il migliore allenamento per imparare a parlare in modo appropriato di qualsiasi argomento. Aiutando i bambini e i ragazzi a dialogare sulle proprie letture li aiuteremo a diventare buoni comunicatori per il resto della loro vita. E nell’era della comunicazione questa abilità è di fondamentale importanza” (p. 109).

“Senza l’aiuto e la guida di lettori adulti consapevoli del valore della lettura è del tutto impossibile che possiamo diventare lettori di letteratura” (p. 183).

Le antologie, invece, standardizzano gli obiettivi e le attività con le quali si punta a raggiungerli. Questo ha portato molti colleghi a fare confusione tra il mezzo, ovvero le domande di comprensione a risposta chiusa, e il fine, la comprensione. Ma il processo di comprensione di un testo attiva in noi risorse che provengono dalla nostra intera esperienza di ascoltatori di storie, narratori e lettori. Dare un senso al testo che leggiamo significa comprenderne anche i diversi piani di significato, coinvolgendo il lettore con la sua identità, il suo background personale e di lettura. L’insegnamento della lettura deve per forza farsi laboratoriale, per essere personalizzato ma, contemporaneamente, condiviso.

Personalizzare evita di proporre un obiettivo troppo alto o troppo basso rispetto al livello di partenza del singolo e consente di focalizzare sul processo di ciascuno, potenziando dove serve; d’altra parte, la socializzazione delle competenze e delle conoscenze utilizzate per la comprensione permette a tutti i componenti del gruppo di sperimentare strategie diverse dalle proprie. L’eterogeneità dei modelli di pensiero offerti da ciascun ragazzo stimola la crescita, invece di essere IL problema che ostacola i progressi del gruppo!

Servono quindi attività che esplicitino i processi metacognitivi di un lettore, routine di lavoro per acquisire autonomia, spazi e tempi adatti alla riflessione sui libri, testi che tengano alta la motivazione alla lettura ed alla comprensione. Ogni alunno può diventare capace di porre al testo le domande adatte per comprenderlo.

Vi accorgerete dalle prime pagine che Chambers ha ideato un approccio del tutto in linea col Reading Workshop. Il libro ha coinvolto molte delle insegnanti a cui l’ho consigliato: capiscono che il loro ruolo nell’insegnamento della lettura è ricollocato decisamente al centro e trovano concrete proposte di lavoro con le classi. Per innescare il cambiamento, però, l’educatore deve lavorare su di sé come lettore e diventare modello per quello che Chambers definisce il Reading circle:

Il lettore infinito, p. 11.

Ritrovate la vostra storia di crescita come lettrici nel sistema di queste azioni? Quale potrebbe essere, nel contesto in cui lavorate, la novità da introdurre per osservare i primi risultati?

Ognuno dei passaggi sequenziali che compongono il circle è fondamentale per sostenere il circuito virtuoso, e i tre capitoli in cui è suddiviso il libro forniscono indicazioni dettagliate per muovere tutti i passi necessari. Lettura e selezione, nonostante si tratti di un percorso non lineare bensì ricorsivo, sono preparatori a quello che ritengo il cuore del libro: la risposta del lettore, punto di partenza ma anche finalità alta dell’insegnamento della lettura in ogni ordine scolastico.

Da quando sperimento il Reading workshop, nel confronto con i ragazzi e con le amiche IWT, vivo in prima persona questa esperienza di arricchimento e crescita come lettrice! Ognuno espone intuizioni, dubbi, sentimenti… e insieme troviamo un senso più complesso: la condivisione dei significati rivela spazi che la riflessione di ciascuno non aveva ancora considerato. Si creano comunità di lettori in cui è rispettata l’espressione di ciascuno ed è normale acquisire prospettive più sfaccettate ascoltando gli altri. L’approccio Tell me di Aidan Chambers è adatto alla lettura a voce alta in classe, alle annotazioni sul taccuino, alle consulenze individuali o alle conversazioni nei gruppi di lettura, quindi permette la partecipazione di tutti. Questa è la motivazione che può permetterci di crescere lettori per tutta la vita.

Di recente, durante un ennesimo scambio di consigli di lettura, Linda Cavadini ha espresso questa sintesi molto efficace del pensiero che modella il nostro laboratorio: si può leggere un testo come lettore senza essere critico, ma non si può essere critico senza essere lettore. Il lettore infinito è stato per me un libro formativo: incalzante, nei suoi passaggi teorici fondamentali, offre anche un sostegno rigoroso nella progettazione della didattica della letteratura proprio come la intendiamo nell’ambito del Reading workshop.

Vorrei confrontarmi con voi colleghe mentre cerchiamo di applicarne le proposte: raccontate i vostri gesti e vostri trucchi da lettrici; proviamo a capire insieme come far entrare sempre più la nostra passione nella pratica scolastica.

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