«Prof., non so cosa scrivere!». Consulenze durante la fase di prescrittura

«Prof., non so cosa scrivere!». Consulenze durante la fase di prescrittura

Di recente ho concluso con la mia classe seconda il percorso sul genere horror. Durante la fase di immersione abbiamo letto diversi racconti, ho dato insegnamenti precisi di scrittura tramite minilesson e ho sollecitato gli alunni con attivatori e quickwrite. Inoltre ho offerto spunti da cui partire per scrivere delle annotazioni autobiografiche.
Raccolto tutto questo materiale sul taccuino e sul quaderno di laboratorio, ho chiesto ai ragazzi di scrivere un racconto horror seguendo le varie fasi del processo di scrittura. 

Devo precisare che nel corso del triennio insisto molto sulla fase di prescrittura: chiedo ai ragazzi di raccogliere le idee, riordinare il materiale  che hanno nel taccuino e pianificare il proprio testo. 
So perfettamente che non c’è un solo processo per scrivere: alcuni tra noi cominciano subito dalla bozza, altri invece pianificano accuratamente. Io per esempio prima di scrivere ho bisogno di camminare per ore, creare mentalmente sequenze e immagini e solo allora sento di poter davvero cominciare ad approntare la bozza. Detto questo, credo sia tuttavia fondamentale insegnare agli studenti un processo, così che poi possano trovare il proprio processo di scrittura. 

Durante la varie fasi (dalla prescrittura alla pubblicazione) possiamo accompagnare i nostri alunni con minilesson, pensate per tutta la classe, e con consulenze, il vero cuore del writing workshop. Le consulenze, infatti, sono i momenti in cui abbiamo la possibilità di ascoltare i nostri alunni, dialogare con loro e personalizzare davvero il nostro intervento. Durante una consulenza possiamo insegnare una strategia o suggerire all’alunno di applicarne una già nota. Ovviamente è necessario prepararsi, creandosi un piccolo bagaglio di strategie efficaci, tenendo conto che molte delle situazioni che si incontrano nelle varie fasi del processo sono prevedibili. 

Per esempio durante la fase di prescrittura del racconto horror due miei alunni hanno chiesto consulenza in quanto non sapevano cosa scrivere. Ora, a chi non è mai capitato di trovarsi davanti a studenti che non sanno cosa scrivere? Quindi come possiamo prepararci per consigliare efficacemente un alunno durante una consulenza?

Per prima cosa è utile ricordare che durante la consulenza lo studente va messo a suo agio e ascoltato. È pertanto utile iniziare la conversazione con un semplice “Come va?” e lasciare il tempo all’alunno di dirci, per esempio, che non sa cosa scrivere. 
A questo punto sarebbe importante valutare cosa blocca l’alunno: ci sono ragazzi che si lamentano di non riuscire a pensare a una storia da scrivere, altri invece dicono di sentirsi in difficoltà nel momento in cui devono scegliere da soli un argomento di scrittura. Ovviamente più l’alunno riesce a focalizzare la difficoltà che incontra, più mirata risulterà la strategia suggerita dal docente. Tuttavia in questa fase è raro trovare alunni che riescano a individuare ciò che li blocca, inoltre molti ragazzi sono timidi e alcuni non hanno nemmeno molta voglia di parlare con un adulto. 
Ad ogni modo noi dobbiamo cercare di rispondere in modo chiaro alla domanda: “Cosa insegno a questo studente oggi?”

Di seguito ho riportato sei strategie da utilizzare in fase di prescrittura, sperimentate con i miei alunni che faticavano a trovare idee e non sapevano cosa scrivere. 

1) Cercare idee nel taccuino

Per preparare la classe alla scrittura del racconto horror ho proposto annotazioni di tipo autobiografico (es. “Quella volta che ho avuto paura”), descrizioni di luoghi e tante liste (le mie paure; ciò che ci ripugna; i colori ricorrenti dell’horror…). Il taccuino in pratica è una sorta di scrigno, un serbatoio di idee a cui attingere e pertanto si può chiedere all’alunno di rileggere le liste e le annotazioni e di evidenziare le parole o le frasi su cui sente di poter scrivere. Nel caso specifico, per esempio, poteva individuare nelle liste una paura che aveva sperimentato (es. paura dei ragni), un luogo che conosceva bene (es. il solaio della nonna),  un possibile protagonista (es. un ragazzino di 11 anni)… È possibile a questo punto pianificare il testo, utilizzando le parole individuate e domandandosi cosa potrebbe accadere dopo. 

2) Leggere un mentor 

Far leggere un nuovo racconto (dello stesso genere o che tratta un argomento simile), o far rileggere un mentor noto, aiuta i ragazzi a trovare nuove idee. Ho verificato che è  altrettanto efficace utilizzare i racconti di ex alunni. A tal fine tengo in classe, disponibile alla consultazione, un portalistino in cui ho raccolto sia qualche mentor d’autore sia i testi degli alunni degli anni precedenti trascritti al pc. 
Sempre per raccogliere spunti e idee, durante la fase di immersione può essere utile presentare ai ragazzi libri della biblioteca di  classe che appartengono allo stesso genere che si sta affrontando. 
Infine, al termine della fase di immersione nel genere, si può chiedere ai ragazzi di individuare i mentor a cui possono far riferimento in caso di difficoltà. 

3. Ascoltare un compagno

Indubbiamente il confronto con un compagno può aiutare a raccogliere idee, ma la strategia in questione prevede che l’alunno in difficoltà chieda a un compagno di raccontargli un episodio autobiografico (possibilmente elaborato in precedenza sul taccuino e inerente in qualche modo al genere affrontato).  
L’alunno prende appunti rispondendo a queste domande: Quando è successo? Dove? Come era il luogo? Chi era coinvolto? Cosa è accaduto? Quale emozione intensa ricordi? 
Il racconto del compagno potrebbe suscitare ricordi, immagini, oppure potrebbe essere materiale a cui ispirarsi per scrivere un nuovo testo. 

4. “E se…?”

L’alunno rilegge un testo autobiografico che ha nel taccuino e mette in atto la strategia dell’ “E se…?”.
Ipotizziamo per esempio che nel testo autobiografico l’alunno racconti di quando, tre anni prima, aveva sentito suonare il campanello di casa e la mamma aveva annunciato l’arrivo della zia che portava un regalo per lui. 
A questo punto lo studente comincia a chiedersi: E se fossi stato da solo in casa? E se qualcuno avesse bussato alla porta anziché suonato il campanello? E se non fossi stato a casa ma in un altro luogo? Una baita in montagna per esempio. E se non fosse stata mia zia alla porta? Chi poteva esserci dietro la porta?… E se…?

5. Partire da una immagine

L’insegnante invita l’alunno a guardare alcune  illustrazioni di un albo o immagini (di persone, di oggetti, di luoghi…) raccolte in un apposito portalistino; quindi chiede all’alunno di osservarle e di sceglierne una. 
Chi potrebbe essere la persona ritratta? Come era la sua vita? Chi o cosa ha incontrato in quel luogo? A cosa serve questo oggetto? Dove l’ha trovato? Chi viveva in questo luogo? Cosa accadrà qui dentro?…
L’immagine svolge in pratica la funzione di attivatore. Permette allo studente di sbloccarsi e generare idee. 

6. Partire da una sequenza per sbloccarsi.

Alcuni ragazzi hanno bisogno di scrivere per sbloccarsi. Si può quindi proporre di iniziare a scrivere una sequenza. Si può chiedere: Da cosa ti sentiresti di cominciare a scrivere? Quale luogo ti viene in mente? Puoi cominciare per esempio a descrivere la tua camera e accompagnare il lettore. Cosa accade nel momento di massima tensione? Per esempio Paolo spinge la porta della camera e… Cosa può essere successo prima? Cosa può accadere dopo? 

Oltre a insegnare strategie, sarebbe importante dedicare almeno una minilesson per far riflettere i ragazzi su come raccolgono le idee, sulle difficoltà che incontrano e come riescono a  superarle. Si potrebbe per esempio fare un brainstorming usando le domande che propone Jennifer Serravallo in The Writing Strategies Book
Quali strategie usi abitualmente per individuare un argomento/raccogliere le idee? Quali risorse in classe possono aiutarti a risolvere la tua difficoltà? Quale strategia insegnata può essere utile trasferire su in cartellone? Quando ti blocchi, chi tra i compagni senti che può aiutarti? 

Nel corso del tempo, con l’osservazione del proprio processo di scrittura e di quello degli alunni, si acquisiscono strategie utili ma non serve conoscerne un’infinità. Quello che al momento sento di poter dire, è che ciò che conta davvero è creare durante la consulenza un dialogo costruttivo, propositivo con lo studente. L’alunno deve sentire che noi crediamo davvero che lui possa riuscire a scrivere, che possa sbloccarsi. Le strategie che noi proporremo saranno inoltre più efficaci nella misura in cui le avremo davvero fatte nostre. 

Bibliografia
Jennifer Serravallo, The Writing Strategies Book, Heinemann 2017.
Carl Anderson, A Teacher’s Guide to Writing Conferences, Heinemann 2018.

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