A passi intrecciati. Viaggio in un romanzo con guide adolescenti

A passi intrecciati. Viaggio in un romanzo con guide adolescenti

“Not all who wander are lost”

(J.R.R. Tolkien)

“Il mondo è un libro, e quelli che non

viaggiano ne leggono solo una pagina”

(Agostino di Ippona)

 

Forse è vero, forse leggere “Continua a camminare” in una seconda media è stato un azzardo, ma ora che il nostro viaggio è terminato non posso non dirmi che ho fatto bene a rischiare, a fidarmi della capacità dei miei ragazzi di entrare nella storia di Fatma e Salim e uscirne cambiati.

Ho incontrato questo romanzo di Gabriele Clima grazie a Marta, la mia libraia di fiducia, e ho subito saputo che sarebbe stato un ottimo compagno di strada per la mia futura seconda, una lettura da ricordare negli anni come momento importante per tutti i membri della nostra comunità. Si tratta infatti di un libro che ha tutte le caratteristiche del perfetto romanzo da lettura ad alta voce: scrittura scorrevole e lessico prezioso, storia coinvolgente, temi profondi  e assenza di toni condiscendenti o paternalistici. Una lettura sfidante, con il giusto grado di difficoltà per una classe di alunni curiosi, con diversi buoni lettori, tre dei quali ancora alle prese con l’apprendimento della lingua.

Ma c’è un altro motivo per cui ho voluto portare questo romanzo in questa classe, con questi ragazzi: il motivo ha un nome e un cognome ed è arrivato nel dicembre 2017 nella nostra scuola direttamente da Kabul. Leggere “Continua  camminare” è stato un modo concreto di fare comunità, la nostra comunità; e vedere la scintilla di comprensione negli occhi di F., leggere le sue annotazioni e sentire i suoi primi racconti mi hanno confermato la bontà della scelta.

Prima di entrare nella nostra aula, la storia dei due ragazzi siriani mi ha fatto a lungo compagnia. Durante l’estate scorsa l’ho avvicinata con lenti diverse, prima da lettrice e poi da docente, per immaginare quali passaggi avrebbero aperto a discussioni più ricche e quali strategie di comprensione avrei potuto insegnare ai miei ragazzi senza forzare la mano, senza strafare rischiando di trasformare il testo in pretesto.

Ho così riempito il mio taccuino di pensieri e appunti, ho consultato spesso “The Reading Strategy Book” di Jennifer Serravallo e ho stilato un elenco di possibili minilesson. Scrivo “possibili” perché ho deciso di prendere tempo, di aspettare i ragazzi e vedere dove il nostro riflettere insieme ci avrebbe portato. Ad agosto quindi avevo un planning pronto ma soprattutto avevo la consapevolezza che non l’avrei seguito passo passo, che il percorso non doveva essere già segnato: i miei ragazzi avrebbero dovuto essere battitori della pista, o meglio delle piste, tanto quanto me.

Così, ora dopo ora, ad ottobre abbiamo viaggiato con Fatma e Salim e io li ho mandati avanti per primi, i miei ragazzi, offrendo strategie di comprensione solo in risposta alle domande e ai commenti, principalmente su ambientazione, personaggi e temi.

Quando ad esempio sono emerse le prime differenze tra i due protagonisti, e più avanti tra i fratelli dei protagonisti, abbiamo lavorato sulla comparazione dei personaggi in un organizzatore grafico che è stato aggiornato man mano.

È stato poi naturale fermarci a riflettere, in un lavoro a piccoli gruppi,  su quello che influenza le scelte di un personaggio, a partire dall’ambiente in cui vive e dagli altri personaggi con cui interagisce.

Man mano che proseguivamo nella lettura abbiamo anche completato una doppia linea del tempo, una per Fatma e una per Salim, correndo con l’immaginazione al momento tanto atteso quanto incerto in cui le due linee si sarebbero finalmente intersecate, aspetto che è piaciuto tantissimo e ha soddisfatto anche i perenni cacciatori di finali chiusi, che ancora oggi si chiedono un po’ seccati che fine abbiano fatto il nonno di Fatma e la mamma di Salim.

Abbiamo organizzato i nostri scambi di idee in una tabella a doppia entrata anche quando ci siamo concentrati su come i conflitti (con l’ambiente e la società, con altri personaggi, con se stessi) siano importanti per la crescita dei protagonisti e la complessità della storia.

Leggere “Continua a camminare” in seconda media significa anche dover colmare diversi gap geostorici, anche se ho diversi alunni molto interessati all’attualità e in particolare al conflitto siriano. Per mettere ordine in una questione molto complessa abbiamo mappato i movimenti dei due protagonisti sulla cartina della Siria e, a gruppi, abbiamo lavorato su quelli che Jennifer Serravallo chiama “marcatori di identità” (genere, età, provenienza, religione, educazione, famiglia, convinzioni religiose…) organizzando le informazioni a nostra disposizione su Salim e Fatma in due mappe. Ci è stato così possibile avvicinarci alla questione siriana partendo dalle vicende dei personaggi, da quella che, parafrasando Le Goff, abbiamo ribattezzato “microattualità”.

Anche questa volta, come sempre mi accade da quando insegno, i ragazzi mi hanno stupito andando oltre, offrendoci altri spunti di lavoro. Questa è una classe di poetesse e poeti appassionati, quindi la richiesta è venuta in modo spontaneo: perché non cercare online gli autori dei versi che aprono ogni capitolo del romanzo? E così alla bellezza delle parole di Clima si è aggiunta quella delle poesie di Munzher Masri, Aisha Arnaout, Maram Al-Masri e Nazih Abu Afash. Abbiamo scoperto la poesia civile, gettando un ponte verso temi che tratteremo in terza.

Il cammino all’interno di questo romanzo ha avuto un diario di bordo ormai di casa tra i nostri banchi: il taccuino vagabondo. Tra le sue pagine abbiamo raccolto a staffetta i nostri pensieri e le mie annotazioni ancora una volta hanno cercato di fornire un modello di riflessione approfondita e personale, di mostrare come un lettore appassionato reagisce al testo.

Il “walking journal” si è confermato uno strumento molto utile, direi indispensabile, per rafforzare lo spirito di comunità e per aiutare tutti a scrivere annotazioni approfondite: interrogandosi e rispondendosi l’un l’altro i miei compagni di viaggio si sono sostenuti a vicenda e i lettori più esperti hanno fatto da modello ai principianti, concretizzando con carta ed inchiostro le tante teorie sul ruolo dei pari nella didattica inclusiva.

Tra tante riflessioni fatico a sceglierne quella da proporvi, ma lo scambio tra S. e G., è un esempio di come imparare a pensare dai libri porti i lettori a pensare a sé.

A proposito della paura, tema ricorrente tra le pagine di Clima, la mia alunna bangladese, scrive: “Abed ha la paura dentro di sé ma si fa coraggioso perché […] questa paura gli permette ogni giorno di prendere questi libri, ma alcune volte questa stessa paura può trasformarsi in qualcosa di più pesante da trasportare con sé ogni volta, ogni minuto della sua vita. […] La paura è piena di cose misteriose che ci fanno arrivare fino a combattere contro noi stessi e ci porta là dove non sogneremo mai di arrivare. Noi stessi combattiamo, dentro di noi, ogni minuto della nostra vita con la paura, combattiamo e combattiamo, ma senza conclusione. Come faccio a trovare la strada giusta per il labirinto della mia stessa paura?”.

G. risponde così alla compagna: “Vorrei rispondere alla domanda di S. La paura, secondo me, è l’ostacolo più grande della nostra vita e per lottare insieme a lei basta solo accettarla”. A sua volta racconta le proprie emozioni alla morte di Abed e chiede ai compagni di fare altrettanto: “Ho provato  molta tristezza e mi è rimasta impressa la parte dove Salim vede la mano di suo fratello con il libro, perché in quella scena ho capito veramente che i libri non se ne vanno insieme alle persone […]”.

Anche M., altra lettrice appassionata, la pensa come G.: “Ho cercato di rispondere alla domanda “I libri fermano la guerra?” Come prima risposta ovvia mi è venuto da dire no, come possono delle semplici pagine fermare le bombe? C’è stato un momento nel libro, quando Abed muore, in cui ho capito cosa intendeva Abed, ho capito che noi lettori nascondiamo un pezzetto della nostra anima in ogni libro che amiamo, quindi se salviamo i libri salviamo la nostra anima, la teniamo conservata. I libri non fermano la guerra fatta di cannoni ma conservano la nostra anima e soprattutto conservano l’anima delle persone che purtroppo sono morte”.

Nel momento in cui scrivo mancano cinque giorni all’incontro tanto atteso con Gabriele Clima. I ragazzi sono molto emozionati, mi hanno detto di avere diverse cose da chiedergli, come lettori e come scrittori. Io auguro loro che riescano a non considerare questo incontro come la fine del loro viaggio in questa storia, che si facciano accompagnare ancora dal  coraggio di Salim e di Fatma, da libri rossi che custodiscono parole di poesia, dalle radici forti di un melograno in fiore.

Bibliografia:

Gabriele Clima, Continua a camminare, Feltrinelli 2017

Aidan Chambers, Il lettore infinito, Educare alla lettura tra ragioni ed emozioni, Equilibri editrice 2015

Frank Serafini, Lessons in Comprehension: Explicit Instruction in the Reading Workshop, Heinemann 1993

Jennifer Serravallo, The Reading Strategies Book: Your Everything Guide to Developing Skilled Readers: With 300 Strategies, Heinemann 2015

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4 thoughts on “A passi intrecciati. Viaggio in un romanzo con guide adolescenti”

  • Grazie Loretta per il,tuo racconto! Per prima cosa leggero il libro per me, so che per i bambini non é adatto, ma ogni tanto mi concedo una lettura solo per me, questa sarà la prossima.
    Mi piacerebbe però conoscere un po’ meglio il taccuino vagabondo. L’anno scorso avevo troppa carne al fuoco e non l’ho introdotto, ora sono troppo piccini…
    Sei tu che inizi con le tue riflessioni?
    Scegli tu il percorso tra i ragazzi o lo gestiscono in modo autonomo?
    Condividete le riflessioni in itinere o lo fate solo alla fine?
    Sono curiosa, ma mi affascina e vorrei capirne di più.
    Grazie
    Laura

    • Cara Laura,
      il “taccuino vagabondo” è davvero uno strumento potente, soprattutto perché ha molta presa sui ragazzi, che da subito si sentono parte di una comunità e apprezzano questa condivisione scritta che coinvolge anche noi docenti.
      Per prima cosa ho spiegato ai ragazzi come deve essere utilizzato il taccuino vagabondo, sottolineando l’importanza di leggere tutte le annotazioni precedenti e di rispondere ad una o due prima di proporre un’ulteriore riflessione.
      Poi ho letto loro la mia prima annotazione, che ha fatto da modello. Dopo averla commentata insieme, ho passato il taccuino al primo volontario (possibilmente un lettore abbastanza esperto, in modo da avere due annotazioni profonde come esempio). Poi… i miei alunni si sono organizzati tra loro: scrivevano due/tre annotazioni a settimana, il venerdì io riprendevo il taccuino per annotare durante il weekend. Il lunedì lo riportavo e ricominciava il giro.
      Per quanto riguarda la condivisione, avveniva solitamente al termine dell’ora di lettura, ma non necessariamente tutte le volte (quando la conversazione era particolarmente vivace spesso la campanella suonava senza che ce ne rendessimo conto), in questo mi rassicurava il fatto che la condivisione sarebbe continuata a casa, tra le pagine del taccuino.
      Spero che la mia risposta ti sia utile, buona lettura!

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