Prime passeggiate tra i sentieri delle impressioni. Insieme, verso la vetta dell’interpretazione.

Prime passeggiate tra i sentieri delle impressioni. Insieme, verso la vetta dell’interpretazione.

Estate 2019, mi ritrovo a progettare un anno di lavoro in una classe che non conosco ancora. Non la conosco perché ancora non è una classe, ma solo un elenco di nomi su un foglio. L’unica mia certezza è che, dopo due anni di sperimentazione di laboratorio di lettura e dopo aver visto i miei ormai ex alunni brillare all’esame, il WRW è, seppur gradualmente, la chiave giusta per “formare lettori e scrittori per la vita”. 

Sono due mesi di letture voraci, i miei. Oltre a “Scrittori si diventa”, la Bibbia del metodo per chi, come me, conosce poco l’inglese (mannaggia alla mia poca attenzione al liceo!)  tanti romanzi per ragazzi, e, per la prima volta, mi innamoro di un albo illustrato: “Il buon viaggio”, di Beatrice Masini e Gianni De Conno. Lo leggo più e più volte, taccuino alla mano, e ne esce un lavoro con il quale credo di poter condurre i miei nuovi alunni alla scoperta dello “schema a Y” di cui sento tanto parlare sul gruppo Facebook dedicato al Writing and Reading Workshop.

Credo, appunto. Perché una delle moderatrici mi invita a riflettere, a fermarmi. Intanto, mi ero iscritta ad un corso di primo livello in presenza, quindi avremmo approfondito l’argomento vis-à-vis. Ed è proprio al corso che Silvia Pognante sottolinea più volte la necessità di andare piano, come in montagna. Un camminatore esperto sa dove mettere i piedi e procede a passo spedito, un principiante no. Non gli basta consultare una mappa, ha bisogno di una guida che lo conduca passo dopo passo.

La tripartizione dello schema a Y (impressioni, domande, connessioni) sembra scontata ad una mente adulta. Implicitamente, ogni volta che un lettore esperto si approccia a un testo si chiede: cosa mi colpisce? (Ecco le impressioni) Mi ci ritrovo? Avrei agito in modo diverso? Mi ricorda qualche altro testo che ho letto? Un quadro, un film che ho visto? Una notizia che ho sentito al telegiornale? (Le connessioni) Perché il personaggio compie questa scelta e non quest’altra? (Le domande). Ma un lettore di undici anni? No, nulla è scontato. Nessuno manderebbe un bimbo di prima media in montagna senza adulti. La meta si raggiunge prendendoci per mano, mostrando la strada e percorrendola insieme. 

Perciò eccoci, io e i miei primini: zaino in spalla, taccuino in mano, albi illustrati come mappa (avevamo imparato un po’ a conoscerli nella fase di accoglienza, non ancora terminata del tutto). Prima tappa: le impressioni.

Primo compagno di viaggio, l’albo illustrato “Troppo rumore, il ragazzo che cercava il silenzio”, di Andrew Newman e Brunella Baldi. Seguiamo la routine impostata in fase di accoglienza. In cerchio, l’insegnante legge ad alta e sfoglia, i ragazzi osservano. Seconda lettura, in cerchi più piccoli, con osservazione attenta e richiesta di individuare la pagina che ci suscita più meraviglia, che ci lascia a “bocca aperta”,  quella che più ci colpisce, ci stupisce… 

  • N. scrive: “La mia pagina wow è stata quella in cui il bambino era in una specie di aeroporto con balene, navi, aerei e macchine. Mi è piaciuta perché era una delle più strane”.
  • L. invece scrive: “è quella in cui ci sono le macchine, i furgoni che al posto di tirare manifesti pubblicitari tirano balene ed elefanti. Stessa cosa con le barche tirate dalle auto, ci sono elefanti. Le cose strane che ho notato sono il bambino più alto delle case e più basso dei fiori”.
  • E.: “è dove c’è il protagonista sdraiato in una specie di fiume di fiori rosa. Ho notato che la maggior parte delle volte nei disegni c’erano raffigurati dei fiori e poi il protagonista era sempre illuminato”.

I miei primini sono decisamente… eterogenei! C’è chi, come N., si limita a registrare una “stranezza”, senza scendervi dentro e scavarne il significato, chi tenta di stabilire una connessione tra testo e immagine, come L., chi individua la ricorsività di alcuni tratti. 

Il passaggio successivo, allora, è stato proporre la nostra prima minilesson.  Con “Allarga le tue impressioni”, volevo che tutti si ponessero almeno un paio di domande che li aiutassero a rallentare le loro osservazioni e a motivarle. 

Attraverso un esempio creato ad hoc e mostrato sul mio taccuino, ho offerto ai ragazzi una strategia per aggiungere dettagli ai loro testi e motivare le loro affermazioni. Nel momento del coinvolgimento attivo ho chiesto di porsi a vicenda le domande da me suggerite, in modo da creare anche un buon serbatoio di domande condivise. 

Arrivati a questo punto, mi son detta, sarà ora di partire per scalare un’altra montagna, quella delle connessioni. Invece no, mi sono resa conto che la vetta delle impressioni era ancora da scalare. 

In questo tratto di esplorazione ci siamo fatti guidare dall’albo “I fantastici libri volanti di Mr Morris Lessmore”. Il libro sta iniziando a diventare per noi un fedele compagno, stiamo prendendo gusto al momento della lettura individuale e stiamo facendo conoscenza con questo strano quaderno dalla copertina rigida con cui la prof è particolarmente fissata. Ecco perché Mr Morris Lessmore è entrato a far parte della IB.

Armati di post-it di colore diverso, ci siamo soffermati su tre categorie di elementi: la trama, la storia in quanto tale, i fatti; poi le parole e le frasi che ci piacciono, i suoni che si ripetono, le parole conosciute e sconosciute; infine le immagini, i colori, i dettagli. Tutti abbiamo annotato le nostre considerazioni e abbiamo appiccicato i post-it alle pagine dell’albo. 

Ho quindi trasformato i post-it in una bacheca virtuale, scegliendone alcuni adatti a far partire una discussione. La lezione successiva è partita dalle osservazioni individuali; attraverso la discussione guidata da tanto modeling, abbiamo iniziato a costruire un’interpretazione del testo. Inutile ricordare a noi, addetti ai lavori, ciò che le Indicazioni Nazionali indicano tra i traguardi di competenza al termine della scuola secondaria di primo grado, a proposito di lettura e letteratura. 

Mentre scrivo guardo il calendario; è l’11 ottobre. Sfoglio il registro elettronico e mi chiedo: dove sono i generi letterari? Dove stanno favola e fiaba? E perché sto ancora ripassando l’ortografia mentre tre anni fa a quest’ora proponevo già articolo e preposizione? La risposta sta nell’uso dei verbi. Mentre descrivo il percorso fatto quest’anno, è la prima persona plurale a farla da padrona. Io e i ragazzi siamo coprotagonisti del percorso di apprendimento. La nostra camminata metaforica viene svolta insieme, passo dopo passo. Certo, io cammino davanti e traccio la strada; scelgo i testi, guido le discussioni e le annotazioni. Insieme a loro però mi stupisco di ciò che impariamo, e soprattutto, imparo a mia volta. La mia “ansia da programma” invece parla al singolare; il carico di lavoro sta tutto nelle mie mani, i ragazzi “devono” imparare ciò che io ho appreso, magari nella stessa modalità in cui l’ho appreso io più di vent’anni fa. Dove sono allora i loro occhi? I loro sguardi? Tornando alla metafora della camminata, prima di iniziare ad applicare il metodo mi sembrava di aver raggiunto la vetta da sola e di dover guidare i ragazzi ad arrivare a destinazione stando su, lontana da loro, senza camminare insieme. 

Il Writing and Reading Workshop, insomma, ha fatto centro, per ora, in IB. Stiamo mettendo le fondamenta per diventare comunità di lettori e scrittori. I nostri nomi non sono più scritti su fogli di carta, ma si sono trasformati in volti, in occhi accesi, in mani alzate, in linguette mai ferme, in cervelli in movimento. E la prof, che non ha mai amato particolarmente la montagna, inizia a prendere gusto in quest’esplorazione di alte vette.

 

Bibliografia

 

Eleonora Trapella: Innamorata da sempre dello sciabordio delle onde del mare e del fruscio delle pagine dei libri, dopo un periodo passato tra le montagne della Valle d’Aosta, è finalmente tornata a vivere e insegnare in provincia di Torino, nella scuola del paese che l’ha vista crescere

 

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