Un multigenere è per sempre

Un multigenere è per sempre

I am large, I contain multitudes”

WALT WHITMAN

La genesi

Come concludere soddisfatti un triennio di laboratorio di scrittura?

Questa domanda ha cominciato ad assillarmi da gennaio scorso, quando il primo quadrimestre della terza media si è chiuso e di fronte a me e a loro si profilava all’orizzonte il famigerato esame. Con quale dono, mi chiedevo, congedarmi dai miei alunni, dono pieno di senso, di valore, per me e per loro?

La riflessione è durata circa due mesi, durante i quali eravamo immersi nei testi argomentativi e nella lettura appassionante di “The giver”, ed ha portato con sé un frutto che è maturato lentamente in me durante questo triennio:  ad inizio aprile avevo deciso che avrei accompagnato i miei ragazzi nella stesura di un testo multigenere. Un vero tuffo nel blu più profondo: ancora oggi mi tremano un po’ le gambe quando ci penso. Ma avevo dalla mia un’arma essenziale: la lettura del testo che tre anni fa appunto mi ha insegnato cosa sia un “testo multigenere”. Sto parlando di “Fearless writing” di Tom Romano.

È sempre rimasto molto vivo in me il ricordo dell’estate del 2016 passata a studiare con altre colleghe del gruppo IWT questo testo, su proposta ovviamente di Jenny Poletti Riz che l’aveva scovato e ne aveva fiutato subito le grandi potenzialità: ne ero rimasta così colpita che avevo provato subito a scrivere il mio multigenere a sei mani con i miei figli sul viaggio che avremmo intrapreso insieme di lì a pochi giorni. Il risultato non fu rigoroso ed indulgeva sicuramente troppo sull’autobiografico, ma l’esperimento mi convinse dell’efficacia dello strumento che avevo maneggiato: mai altro viaggio fu vissuto dalla famiglia così intensamente. E la scrittura aiutò tutti a fissare ricordi, immagini, informazioni che acquisivamo via via. 

Ripescando quindi la potenza di quel ricordo mi convinsi dell’opportunità di finire il triennio proprio concedendo loro questo lusso: indulgere nella scrittura su un argomento di loro grande interesse in modo da poterlo sviscerare da molteplici prospettive.

Definizione di multigenere nello spirito del multigenere

I am what I am

I am imagination and metaphor. I am images

that make you see and wonder and speculate.[…]

I am Pandora’s Rethorical Box.

I am one and I am many.

I am many and I am one.

I am not mashed potatoes. I am cioppino.

I am trust me, travel with me, be patient.

I am telling you by showing you.

I am multigenre

Con i pochi versi che ho citato sopra Romano cerca di dare una definizione di multigenere in forma poetica: il suo scopo è quello di di metterne in luce la complessità,  la creatività e la forza comunicativa. Infatti un testo multigenere è formato da alcuni pezzi di diverso genere testuale: ogni pezzo è concluso in sé e tuttavia è collegato agli altri dall’argomento trattato o dal tema. Inoltre ci sono altri elementi unificanti: un’espressione, una figura retorica, un’immagine, una scena, insomma qualsiasi elemento lo scrittore voglia utilizzare e che si ripeta uguale nei vari pezzi.  Se poi l’autore del multigenere vuole esplorare ancora più a fondo la complessità del proprio oggetto di studio, può riportare anche testi scritti da altri autori o interviste significative su quel topic. Comunque l’abilità dello scrittore starà nel comunicare al lettore l’unitarietà del proprio elaborato, per quanto composito e sfaccettato possa essere.

Alla base di questo tipo di scrittura c’è la ferma convinzione da parte di Romano che il pensiero narrativo abbia valore conoscitivo: la forma narrativa rivela invece di spiegare e mostra invece di dire. Per questo raggiunge e conquista la mente ed anche le emozioni del lettore, trasportandolo più in profondità nella conoscenza di ciò che sta leggendo e rendendo l’esperienza più viva, significativa e piacevole.

Insomma quella di Romano è una battaglia contro l’idea che si debba imparare a scrivere bene esclusivamente testi espositivi: contro quello che lui definisce il “monopolio della scrittura espositiva-standardizzata sul pensiero e sull’educazione” oppone un’idea di scrittura plurima, varia, polifonica, di bachtiniana memoria mi verrebbe da dire. 

“Writing is a big world mural, not a snapshot” afferma convinto: proprio  quello che ho insegnato e praticato per tre anni in classe.

 

Quali obiettivi

“Multigenre research writing shows faith in students as meaning makers who participate in creating the big world mural of writing”

Uso le parole di Romano per riaffermare che lo scopo principale di una scelta di questo genere è proprio far sentire gli studenti protagonisti nella costruzione del proprio sapere e del sapere del mondo, dando loro la possibilità di approfondire un argomento a loro caro.

Ma didatticamente parlando una scelta di questo genere alla fine del triennio mi offriva su un piatto d’argento la possibilità di perseguire diversi obiettivi:

  1. riprendere le caratteristiche delle varie tipologie testuali affrontate in scrittura: poetico, narrativo, autobiografico, argomentativo, espositivo;
  2. permettere agli alunni di esercitarsi costantemente in vista dello scritto d’esame;
  3. consentire loro  di scegliere un argomento forte da affrontare in scrittura che potesse poi costituire un punto di partenza per il colloquio d’esame;
  4. affrontare un argomento di studio da diverse prospettive;
  5. esercitare costantemente la ricerca, la competenza di  sintesi, la competenza creativo-immaginativa;
  6. stimolare la curiosità;
  7. sostenere la motivazione ad apprendere.

Devo dire che la maggior parte degli alunni ha sfruttato le potenzialità insite in un’attività di questo genere: nell’ultimo mese di scuola le ore di italiano (quasi tutte) sono state dedicate alla scrittura, al confronto ed alla riflessione su un argomento forte che potesse poi essere presentato come oggetto di ricerca e di esposizione anche al colloquio orale d’esame. Ciò è stato molto motivante ed ha conferito un sapore di concretezza e spendibilità alle piccole pubblicazioni dei ragazzi.

Ma come?

Come sempre in laboratorio di scrittura la fase di prescrittura e di raccolta delle idee è quella fondamentale, da non trascurare: in base all’attenzione con cui sarà affrontata  emergerà l’argomento da sviscerare nel testo, tanto più potente quanto più circoscritto e personalizzato. 

Seguendo le indicazioni di Romano, ho chiesto ai ragazzi di svolgere due attività fondamentali:

  1. elencare sul proprio taccuino i possibili focus del proprio testo multigenere: persone o personaggi, oggetti, fatti, eventi, epoche storiche, fenomeni naturali, movimenti artistici o culturali, libri, argomenti di studio, luoghi, viaggi… e tanto altro. Tra questi sceglierne CINQUE, quelli che “sporgevano” di più, che li toccavano maggiormente, su cui magari avessero già alcune informazioni e conoscenze ma che restavano comunque da scoprire. Su un file di drive in condivisione con me elencare i cinque possibili focus, spiegando per ognuno di essi perché l’avrebbero potuto o voluto scegliere. Dalla discussione con me on line e poi in classe in gruppo, sarebbe poi emerso il focus.
  2. Una volta scelto l’argomento/tema da affrontare, i ragazzi hanno dovuto impostare su un file in drive sempre condiviso con me il loro “progetto di ricerca”, che doveva contenere queste sezioni:
  • nome dell’argomento da trattare;
  • una breve esposizione di ciò che gli studenti già conoscevano sull’argomento;
  • un breve paragrafo in cui spiegare che cosa volevano imparare sull’argomento;
  • una parte in cui raccontare come era nato in loro l’interesse per l’argomento;
  • un elenco di almeno dodici domande a cui intendevano  trovare risposta;
  • spiegare come e dove avevano intenzione di trovare informazioni;
  • riportare una prima bibliografia, che contenesse senz’altro almeno un libro. Altre fonti da poter consultare erano siti, riviste, libri di testo, documentari, interviste. 

La scelta del focus non è stata per nulla semplice per tanti miei studenti: spesso ho dovuto sostenere coloro che non riuscivano ad identificare un oggetto di ricerca abbastanza circoscritto. In questa fase ho capito quanto sia importante creare più occasioni come questa, in cui poter stimolare la libera curiosità dei ragazzi. Diversamente troppo spesso ricadono su argomenti mainstream (vedi tematica ambientale) oppure libreschi, legati alla loro attività scolastica (la prima guerra mondiale…). È importante invece portarli a comprendere  che il focus deve essere a loro molto caro, il più possibile legato alla loro vita ed ai loro interessi reali, anche se non direttamente correlati con alcuna disciplina di studio: la passione per l’atletica, per la fotografia, per i fiori, per i motori, per i videogames, per la pallavolo,  per il canto, per la musica come musicoterapia. Ma anche tanti viaggi: New York, la vista sconvolgente di Ground Zero o di ciò che resta del muro di Berlino. E poi personaggi importanti come MLK, Greta Thunberg ma anche Audrey Hepburn. E la curiosità di sondare l’Universo, o enti misteriosi come la CIA, o realtà complesse come la bioarchitettura. Questi alcuni dei topic emersi nelle mie classi.

Altra difficoltà da affrontare la consultazione delle fonti: molto lavoro è stato svolto in classe con la mia supervisione ma solo per le fonti cartacee, reperite dai ragazzi ed anche da me (molte riviste specializzate, come “Focus”, “National Geographic”, “Meridiani”, sono state utilissime). Ma le fonti on line sono state consultate e schedate a casa e sono dovuta intervenire spesso per monitorare il rischio plagio, che resta una delle emergenze da affrontare.

Poi si parte

Una volta scelto il focus, pianificata la ricerca e schedate le fonti, i ragazzi hanno iniziato le sessioni di scrittura vera e propria. Riadattando al mio contesto le indicazioni di  Romano, ho imposto alcuni paletti, in quanto ogni testo multigenere doveva contenere:

  • almeno tre pezzi, liberamente scelti tra i generi testuali affrontati nel triennio;
  • un’introduzione in forma di lettera al lettore, in cui spiegare la scelta del topic e soprattutto la forma data al testo multigenere (esempio qui);
  • una sezione “Note”, intesa come uno spazio aggiuntivo ai testi, in cui l’autore può spiegare la biografia del pezzo, in che modo si inserisce nella sua storia di scrittore (esempio qui);
  • un elemento iconico che si aggiungesse ai testi e che fosse testo esso stesso (fotografia, disegno, mappa, grafico, ecc.);
  • un elemento unificante che funzionasse da collante tra i pezzi e che si riproponesse identico in ognuno di essi;
  • la bibliografia delle fonti utilizzate.

Il mese di maggio è stato un mese di lavorio intenso e produttivo: scrittura, consulenza, revisione, scrittura, consulenza, revisione e così via. Per cercare di concretizzare il lavoro ho dato scadenze intermedie per la pubblicazione di ogni pezzo per aiutare i ragazzi a tenere la barra a dritta. Fondamentali le consulenze durante l’attività di scrittura e anche i commenti alle bozze che i ragazzi a volte mi consegnavano.

La maggior parte dei miei alunni ha inserito un pezzo poetico (esempio qui) ed in ogni testo era presente un pezzo espositivo o argomentativo, a seconda del topic: liberalizzare la droga? (argomentativo); nascita della mafia in Italia (espositivo). Equamente distribuiti i testi autobiografici (esempio qui) e quelli narrativi. 

Alla fine

Ho scelto di non valutare i lavori dei ragazzi prima dell’esame: volevo che si sentissero investiti di un incarico molto importante, quello di mostrare in sede di colloquio il proprio elaborato non solo a me ma anche agli altri membri della commissione. Così  ogni giorno scrapbook, lapbook, taccuini rilegati, pubblicazioni scritte a mano o al computer sfilavano in commissione e spesso sono serviti da punto di partenza per il colloquio o da salvagente quando l’orale rischiava di arenarsi. La valutazione l’ho svolta così e si è concentrata soprattutto sulla metacognizione. Seguendo le indicazioni sempre di Romano ecco alcune domande guida:

  1. qual è il pezzo che ti è venuto meglio? Spiega perché.
  2. quale invece il peggiore e per quale motivo?
  3. cosa hai imparato sulla scrittura nei diversi generi testuali come mezzo di indagine su un argomento dato?
  4. hai aiutato qualcuno dei tuoi compagni? Come?
  5. qualcuno dei compagni ti ha aiutato? Come?
  6. che cosa ti ha sorpreso durante la tua ricerca?
  7. che cosa ti ha sorpreso durante la scrittura?
  8. cosa ti ha aiutato durante l’attività?
  9. cosa hai trovato difficile?
  10. in che modo io avrei potuto rendere più semplice il tuo lavoro?
  11. che consigli daresti agli studenti futuri che dovranno scrivere un multigenere?

E nascevano così conversazioni interessanti anche con gli altri miei colleghi, soprattutto se riguardavano le fonti utilizzate durante il lavoro di ricerca, magari libri  interessanti che venivano consigliati ai professori come letture estive. 

Devo dire che in generale il livello di maturità e di autoconsapevolezza raggiunto dai ragazzi è stato decisamente buono: certo non tutti hanno presentato testi perfetti e completi, ma considerando il poco tempo che vi ho dedicato e la mancata supervisione del prodotto finale da parte mia, mi posso ritenere soddisfatta.

In futuro

L’esperienza è sicuramente da ripetere, da mettere a regime come una delle più complete per concludere il curriculum di scrittura alle scuole medie inferiori. Intanto ho deciso che  nella mia prossima terza:

  1.  lancerò l’unità didattica molto prima, almeno in febbraio: penso che occorrano almeno due mesi per consentire ai ragazzi di approfondire bene i loro oggetti di studio e di scrivere anche più di tre testi, come qualche alunno mi ha suggerito e come propone anche Romano;
  2. darò molto più spazio alle consulenze tra pari che quest’anno ho sacrificato per questioni di tempo: soprattutto nella fase di prescrittura il punto di vista altrui  può essere di grande aiuto, soprattutto per gli indecisi; inoltre può servire per aiutare chi è più in difficoltà a sviluppare domande di senso;
  3. fornirò ai ragazzi una rubrica di valutazione completa, che funga da guida durante la scrittura. Quest’anno ho fornito uno strumento che comunque è servito e sul quale tornavamo anche in consulenza, cioè una sorta di schema riassuntivo delle caratteristiche di ogni genere testuale, da monitorare in fase di revisione (a questo link).

Per sempre

Quando ho proposto in classe questa ultima unità didattica tra i miei alunni regnava il panico: io lo intendevo come un dono e loro lo vedevano come l’ultima fatica da affrontare. Ma come spesso succede di mano in mano che le nebbie si diradavano i loro occhi iniziavano a brillare di altra luce ed i testi fiorivano. Mi sono letteralmente innamorata di alcuni testi, molto personali ed anche curati esteticamente, tanto che ho estorto ad una mia alunna, F.,  la possibilità di portare a casa il suo elaborato per poterlo gustare con tutta calma. Ebbene ad esame finito, inizio di luglio, arriva la mail di F: “Prof. ha finito di leggere il mio multigenere? Quando me lo può restituire?”.

Se cercavo una riprova eccola qua: il compito ad un certo punto ha finito di essere tale ed ha conquistato un altro ruolo, quello di pezzo di vita indagato, approfondito, condiviso. Quello di sentiero che si è deciso di percorrere con gusto. Lo dice anche F. riportando nel suo multigenere queste parole significative di Jesse Owens “Non importa cosa trovi alla fine della corsa, l’importante è quello che provi mentre stai correndo. Il miracolo non è essere giunti al traguardo, ma avere avuto il coraggio di partire”.

 

Link alla presentazione del percorso.

Bibliografia:

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